Quando, nel 1920, il giovane Charles-Édouard Jeanneret-Gris e il pittore Amédée Ozenfant fondarono, a Parigi, il giornale di avanguardia “L’Esprit Nouveau” dovettero entrambi usare sovente degli pseudonimi, per far credere che non fossero sempre loro due a scrivere gli articoli. L’ispirazione della scelta, per Charles-Édouard, venne dal nome di un trisavolo materno, Lecorbesier, il cui ritratto vedeva ogni giorno nella casa della sua infanzia. Lecorbesier divenne poi Le Corbusier. Per gli amici, Le Corbu, per creare l’assonanza con la parola “corbeau” che in francese vuol dire corvo, quel volatile della cui intelligenza si dice un gran bene. Le sue lettere a persone intime erano sovente firmate con una testa di corvo.
Le Corbusier nasce il 6 ottobre 1887 a La Chauxde- Fonds, nel cantone di Neuchâtel, in Svizzera, non lontano da Francia e Germania. La madre, Charlotte Marie Amélie Perret, insegnante di pianoforte, gli fa respirare da subito l’amore per la musica e la poesia, e lo vorrebbe musicista. Il padre Georges Édouard, invece, lo avvia secondo una tradizione famigliare al mestiere di incisore di casse d’orologio e registra con ammirazione la sua abilità e i suoi progressi alla scuola d’arte locale. Lo scopo della scuola è insegnare a riprodurre con assoluta precisione le bellezze natu rali della regione. Il minimo errore nell’uso del bulino renderebbe inutilizzabili pezzi di valore in oro e argento.
A undici mesi dall’iscrizione, all’età di quindici anni, nel 1902, Charles-Édouard vince il primo premio per la realizzazione di un orologio da taschino. Ha trascorso un’infanzia serena e al contempo esaltante. Le domeniche il padre lo conduceva sulle cime delle montagne a contemplare tutto: dal ramoscello di pino che quasi si disfa sotto il peso della neve al paesaggio immerso in una distesa di nebbia che lui, da piccolo, pensava fosse il mare. «Ero nato per guardare sempre delle immagini e per disegnarle», soleva dire(1).
