la nascita dell’Europa unita, dopo i drammi del Novecento, fu sancita nel 1957 non a caso a Roma, culla della
civiltà classica e meta ideale e culturale di ogni europeo colto attraverso i secoli. Da allora l’integrazione continentale è progredita nella
politica, nell’economia: lungo è tuttavia ancora il cammino e numerosi gli avversari che solleticano nazionalismi sommersi.
L’Italia, che
tanto ha legiferato per adeguarsi alle normative europee, rimane tuttavia incredibilmente autarchica nel settore dei beni culturali; il limite, in
tanti paradossali e documentati casi, all’esportazione di opere d’arte, a causa di una legge obsoleta e ai vincoli oggettivi di alcuni funzionari
del Ministero, oltre a creare danni ai numerosi operatori di quel mercato dell’antiquariato nato proprio in Italia, produce risultati devastanti per
l’immagine del nostro paese. Come nel caso della sofsticata commode (85 x 182 x 73 cm) che il celebre ebanista Antoine-Robert Gaudreaus realizzò nel
1744 per il castello di Choisy, poco fuori Parigi a dominio della Senna. Per volere di Luigi XV, curioso come tanti in Europa della moda orientale,
la commode fu arricchita di pannelli laccati, oltre che dei virtuosismi in bronzo di eccellente fattura che la Francia dell’epoca era solita
esibire. La catastrofe rivoluzionaria, oltre a decretare il saccheggio e la fne di Choisy, fu la causa della sparizione della preziosa commode:
riapparve in Italia solo nella seconda metà del Novecento (1962), proveniente da Alessandria d’Egitto con la vedova di Oswald Finney, allora l’uomo
più ricco del paese africano. Passata in mano al collezionista libanese Edmond Safra, tragicamente scomparso nel 1999, ne viene negata
l’esportazione verso la destinazione più congrua, la Francia, per la quale fu eseguita. Battaglie legali pluriennali, intervento di illustri
professori in prima pagina su quotidiani nazionali a difesa del sequestro di un mobile certamente prezioso, ma in alcun modo legato al patrimonio
artistico italiano, tutto il peggior armamentario di un gruppo di intellettuali a parole progressisti ma radicalmente reazionari nel rapporto con le
opere d’arte. Pochi mesi fa il lieto sblocco della vicenda e la decisione di Madame Lily Safra di donare la commode a Versailles, dov’è oggi esposta
con tutti gli onori, al centro di una mostra sui rapporti tra la Corte e l’Oriente. Vive la France e la civiltà d’Europa!
