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IL RITRATTO ITALIANO NEL RINASCIMENTO

Ottobre 2024

ART E DOSSIER N. 424

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ROMANINO

ART E DOSSIER N. 425

Esplora l’arte in conflitto, dalla censura all’innovazione, e presenta mostre di grande rilievo, tra cui Horst P. Horst a Londra e armi islamiche a Firenze. Include studi su case d’artista, l'illuminismo nella scultura e dandysmi cinquecenteschi, oltre a un focus su musei da conoscere come il Mauritshuis dell’Aja.

Art news

la storia degli ex voto di Martino Mascherpa

proposte pop di Ilaria Ferraris

storie a strisce - Il mondo com’è: a fumetti di Sergio Rossi

blow up - Bettina, Bresson, Los Andes di Alberta Gnugnoli

arte in confitto - Tra censura e innovazione di Federica Chezzi

XXI secolo. 1 Il caso Iké Udé - Anarchia sartoriale di Elena Agudio

XXI secolo. 2 I fratelli de Santillana - Il profumo del vetro di Jean Blanchaert

Grandi mostre. 1 Horst P. Horst a Londra - Fotografare lo stile di Matteo G. Brega

Studi e riscoperte. 1 Case d’artista: Robert de Montesquiou - Musei dell’anima di Séverine Jouve

Studi e riscoperte. 2 L’illuminismo e la scultura - Grazia, ragione e sentimento di Marilena Mosco

Musei da conoscere - Il Mauritshuis dell’Aja - Uno scrigno dorato di Claudio Pescio

Grandi mostre. 2 Armi e armature islamiche a Firenze - Arte da guerra di Enrico Colle

Studi e riscoperte. 3 Dandysmi cinquecenteschi - I Machiavelli dell’eleganza di Tommaso Mozzati

Grandi mostre. 3 Dosso Dossi a Trento - Altri rinascimenti di Vincenzo Farinella

la pagina nera - Quelle ville imperiali sfatte son dai fortunali di Fabio Isman

Luoghi da conoscere - La Casa di Augusto sul Palatino a Roma - Il palazzo del principe di Fabrizio Pesando

Aste e mercato a cura di Daniele Liberanome

in tendenza - Il segno irripetibile di Horst di Daniele Liberanome

il gusto dell’arte - Un tripudio di frutti e verdure di Ludovica Sebregondi

Libri a cura di Gloria Fossi

Versione cartacea

XXI secolo. 1 Il caso Iké Udé sartoriale anarchia Una delle più interessanti incarnazioni contemporanee del dandy è Iké Udé, artefice di una rielaborazione del vestire come strumento espressivo fuori da ogni uso codificato, il linguaggio politico di una nuova ribellione. Elena Agudio Ai tempi di Baldassar Castiglione l’eleganza del gentiluomo doveva essere mostrata con “sprezzatura”, con ironia e distacco e con quella certa nonchalance che fa sì che qualsiasi cosa si dica o si faccia provenga da un innato bagaglio personale e non da uno studio posticcio o acquisito nel tempo («per fuggir quanto si po, e come un asperissimo e pericoloso scoglio, la affettazione») . “Mutatis mutandis”, il concetto di sprezzatura si secolarizza nella nozione di glam e glamour dell’epoca dei divi e delle star del cinema, fino a sfiorare il concetto di “coolness” legato alla cultura black del jazz freddo e al suo linguaggio vestimentario codificato e allusivo degli anni Cinquanta e Sessanta, e alla più recente idea di “trendyness” che esplode negli anni Ottanta. Il caso contemporaneo dell’artista newyorchese di origine nigeriana Iké Udé rappresenta oggi forse l’esempio più interessante e intrigante dell’artista dandy. Udé, che nelle sue opere fotografiche posa in stravaganti e ricercatissimi autoritratti con abiti capaci di trascendere ogni idea di epoca e di spazio, spiega di essere intollerante alle “restrizioni sartoriali” e alla tirannia del “dress code” della società contemporanea, e parla di una sua personale strategia artistica di “anarchia sartoriale”. Per questo si dichiara interessato a rinvigorire, problematizzare, rinnovare e riapprezzare il dandysmo come un’arte plastica multiforme. «Oggi le scelte globali possono essere mescolate con ingegno. Questo bricolage sartoriale produce un nuovo modo di espressione che riflette un’immagine del mondo, al di là della tassonomia dei costumi nazionalistici che ancora oggi prevalgono. Il passato e le epoche sono miniere d’oro da esplorare. Quali esempi di sartoria possiamo citare e riscoprire dai nostri predecessori, attraverso i secoli e il mondo? Con la tale inesauribile varietà di abiti senza tempo che abbiamo a disposizione, che bisogno c’è di drag? Lo scopo della mia anarchia sartoriale è di citare tutti i capi di abbigliamento maschili del passato e del presente. Mescolando diversi costumi in concerto con il passato e il presente, si può incominciare a realizzare quanto arbitrario, soggettivo, effimero, e addirittura assurdo sia il nostro “reale” costrutto culturale. L’anarchia sartoriale, essenzialmente e concettualmente un postdandismo, mostra un debito all’artificio mentre riconosce un continuo moto pendolare tra ambiguità culturalmente soggettive dei codici dell’abbigliamento e le sue relative bellezze, imperfezioni e contraddizioni. È pan-temporale e pan-culturale» . t homas Carlyle, nel Sartor Resartus (1833-1834), definisce - con un certo sprezzo puritano - il dandy come «un uomo il cui settore, ufficio ed esistenza consiste nell’indossare abiti» . Trent’anni più tardi Charles Baudelaire in (1) Il pittore della vita moderna aggiunge: «Il dandismo appare in periodi di transizione in cui la democrazia non è ancora del tutto potente e l’aristocrazia ha appena iniziato a vacillare e cadere. Nei disordini di momenti come questi alcuni uomini socialmente, politicamente e finanziariamente a disagio, ma assolutamente ricchi di un’energia innata, possono concepire l’idea di stabilire un nuovo tipo di aristocrazia, ancora più difficile da abbattere perché basata sulle più preziose e durevoli facoltà e su doni divini che il lavoro e il denaro sono incapaci di donare» . Oltre i giudizi moralisti contro il travestimento effimero e l’attenzione per i costumi e gli abiti - nella riflessione di Carlyle sul tema dell’Uomo come Animale Nudo che usa mascherarsi con abiti -, il dandysmo e l’“arte sartoriale” nella storia hanno spesso rappresentato l’incarnazione di un gesto essenzialmente politico e culturale e di un pensiero militante. (2) (3) Nelle sue opere fotografiche posa in stravaganti e ricercatissimi autoritratti con abiti capaci di trascendere ogni idea di epoca e di spazio (4) L’arte e la poetica di Udé non possono essere lette come semplice fenomeno di dandysmo, estetismo e glamour, ma più propriamente come una pratica artistica ribelle, una strategia politica e culturale emancipatoria. Perché Udé non crea solo serie provocatorie come - in cui si presenta autoritratto sulle copertine di riviste popolari - ma, in veste di editore della rivista “aRUDE” e di uomo e artista di origine africana in un mondo occidentale in cui la discriminazione non è un problema che sembra appartenere al passato, riflette e scrive: scrive di sessualità e di identità nera, di africanità e postnazionalismo, del senso politico della performance, della differenza tra artista e spettatore, o del dualismo arte e moda. Come un Andy Warhol dell’inizio del Terzo Millennio, dicono di lui i critici, Udé gioca con le ambiguità del mercato e dell’arte per convertire il vacuo e il mediocre in pensiero, ispirazione, convinzione e discorso politico. Cover Girls Sartorial Anarchy #12 (2013). American Vogue (1994). Sartorial Anarchy #24 (2013). Newsweek (1998); Sartorial Anarchy #2 (2013). (1) T. Carlyle, , Oxford 2007. (2) C. Baudelaire, , Parigi 1863. (3) B. Castiglione, , presentazione di E. Bonora, commento di P. Zoccola, Milano 1972. (4) , catalogo della mostra (New York, Leila Heller Gallery, 10 ottobre - 9 novembre 2013), New York 2013. Sartor Resartus Il pittore della vita moderna Il libro del Cortegiano Iké Udé, Styles & Sympathies. New Photographic Works

Esplora l’arte in conflitto, mostre di rilievo come Horst a Londra e armi islamiche a Firenze. Scopri case d’artista e musei come il Mauritshuis.

Arte in Conflitto: Mostre di Horst P. Horst e Armi Islamiche

OTTOBRE 2014

ART E DOSSIER N. 314

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