In questa sfavorevole congiuntura Georges e la moglie cercano rifugio a Nancy. Da qui, forse già dalla fine del 1638, l’artista si reca a Parigi ove si assicura una posizione prestigiosa e commissioni eccellenti. Suoi dipinti sono elencati negli inventari personali di personaggi come lo stesso Luigi XIII(37), il cardinale Richelieu e il collezionista parigino Jean-Baptiste de Bretagne(38). Un documento attesta che nella capitale francese egli ha ottenuto il titolo di «peintre du roi»(39) e il diritto ad alloggiare nelle gallerie del Louvre(40).
È in questo decennio di morte e distruzione e nel seguente che La Tour dipinge i suoi più famosi notturni. In accordo con i dettami della Controriforma
sono i santi, intermediari dell’incontro fra umano e divino, gli indiscussi protagonisti di questa fase della carriera dell’artista. Accanto a san
Gerolamo e a santa Maddalena l’attenzione di La Tour si rivolge a san Giuseppe, a san Pietro, a sant’Alessio e a san Sebastiano. Rifiutando le forme
agiografiche più scontate e la banale narrazione episodica, il pittore lorenese li propone come esempi di coerenza spirituale e di virtù interiore
dotandoli di un’umanità vera e convincente, etica ed estetica.
Ha un valore didascalico la vicenda raffigurata nel dipinto Giobbe deriso dalla moglie, datato al 1650 circa. Non senza ambiguità
iconografiche, il dipinto presenta, nelle forme stilizzate dei notturni maturi, una donna in piedi riccamente abbigliata china su un uomo in ascetica
nudità su uno sgabello. Una scodella rotta sembra essere l’unico riferimento a Giobbe che, in accordo al racconto biblico, usava un coccio per grattarsi
le ferite inferte da Dio. Messo alla prova da sventure di ogni genere, egli veniva deriso dagli amici e dalla moglie per l’ostinazione della sua fede.
La Tour, con ineguagliabile finezza, segnala il materialismo ottuso della donna con una vistosa falsa perla, assai simile a quelle della cortigiana dei
Bari. Giobbe, unico personaggio biblico nella sua produzione, era una figura chiave della devozione in tempi di peste, un esempio di resistenza
al dolore e di fede così tenace da guadagnarsi la ricompensa divina, un modello di speranza cristiana.