tutto cominciò alla fine degli anni Novanta quando un piccolo gruppo di collezionisti decise di fondare ad
Agrigento l’associazione Amici della pittura siciliana dell’Ottocento con lo scopo di diffondere, riscoprire e condividere la tradizione artistica
del XIX secolo nell’isola più estesa del Mediterraneo. Tradizione parzialmente conosciuta solo grazie ai più famosi personaggi quali Francesco
Lojacono, Antonio Leto e Michele Catti. Un buon motivo quindi per organizzare una mostra, la prima e non ultima, che nel 2001 gli Amici della
pittura affidarono alla cura di Gioacchino Barbera, esperto del settore e direttore del Museo regionale di Messina, affiancato da giovani studiosi.
Cinquanta opere: un numero limitato ma sufficiente per sensibilizzare cultori della materia, galleristi, addetti ai lavori, appassionati e curiosi.
Un successo inaspettato che ha restituito dignità a una memoria dimenticata o mai sondata ma ormai impressa nel catalogo dell’esposizione, divenuto
testo di riferimento fondamentale per la ricerca e l’approfondimento dell’Ottocento siciliano(*). L’evento fu accolto nei locali sottostanti alla
chiesa agrigentina di San Francesco d’Assisi (o dell’Immacolata) - voluta, secondo l’erudito abate Rocco Pirri (1577-1651), dalla nobile famiglia
siciliana dei Chiaramonte nel XIV secolo - restaurati circa venti anni fa dalla Soprintendenza.
Passarono cinque anni prima che quegli spazi
(di proprietà della chiesa e inutilizzati), occupati nel Cinque-Seicento da laboratori di artigiani, fossero dati in locazione al gruppo di
collezionisti. Dal 2006 con l’acronimo FAM - Fabbriche chiaramontane di arte moderna gli ex laboratori sono stati adibiti a centro espositivo
permanente. Grazie all’apporto offerto ad “Art e Dossier” da Antonino Pusateri, presidente dell’associazione Amici della pittura, abbiamo percorso
le principali tappe dell’avventura che ha reso le FAM un punto di riferimento imprescindibile nel panorama italiano. «Attraverso la partecipazione a
un bando regionale finanziato dal Fondo sociale europeo e finalizzato al recupero di spazi destinati a iniziative culturali», racconta, «nel 2006
abbiamo ottenuto un contributo economico che ci ha permesso di sistemare in modo definitivo l’area a nostra disposizione sia internamente che
esternamente, nel completo rispetto del valore storico-artistico del luogo. Tra tutti i progetti approvati solo il 3% (il nostro rientrava in questa
così bassa percentuale) ha effettivamente realizzato le azioni previste, il 97% è rimasto sulla carta». Da quel momento le Fabbriche sono diventate
luogo di comunicazione e scambio non solo per l’arte dell’Ottocento ma anche per quella del Novecento, non solo per la pittura ma anche per la
fotografia e la scultura, e ambito di confronto tra gli autori isolani e quelli del territorio peninsulare. Un esempio per tutti la mostra sul
futurismo che nella primavera del 2009, in occasione del centenario dell’avanguardia fondata dal poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti, ha
visto Depero, Fillia, Baldessari, Vottero, Dormal e altri interagire con i siciliani Rizzo, Corona, Gloria, Varvaro, Lazzaro e D’Anna.
Le FAM
hanno all’attivo una quarantina di esposizioni con una media, per ciascuna, di otto-diecimila visitatori, in prevalenza giovani, allievi di scuole e
accademie, frequentatori abituali, di passaggio e chi è impegnato a vario titolo nel mondo dell’arte. Ottimo risultato se si considera che il lavoro
viene portato avanti esclusivamente con mezzi privati. Senza nulla togliere al maggiore investitore rappresentato da Pusateri, negli ultimi tre anni
l’aggregazione di circa cinquanta persone, vicine alla causa sposata dagli Amici della pittura, ha permesso di poter contare anche sul modesto ma
costante aiuto dei loro componenti. Inoltre, un’asta annuale con opere offerte generosamente da artisti convinti della bontà dell’impresa
contribuisce alla crescita inarrestabile delle FAM, capaci di allestire rassegne espositive a costi davvero contenuti e a ingresso gratuito. «Purché
venga più gente possibile, purché l’arte diventi alla portata di tutti, abbiamo deciso come associazione di non far pagare i visitatori. E solo per
acquisire maggiore visibilità abbiamo proposto all’ente Parco un supplemento simbolico del biglietto di un euro al fine di incentivare i turisti a
proseguire il loro itinerario, dopo lo straordinario sito archeologico della Valle dei templi, nei nostri spazi».
Insomma, le Fabbriche ce la
stanno mettendo tutta per non rimanere separate da un patrimonio artistico che fa della città di Luigi Pirandello un’incomparabile testimonianza
della Magna Grecia, un concentrato di bellezze naturali, chiese, monasteri, abbazie, musei. Uno sforzo riconosciuto ma non premiato, un’esperienza
che fa parlare fuori e dentro la Sicilia ma che fa fatica a ricevere attenzione da parte delle istituzioni locali e regionali. «C’è una certa
insensibilità, ad Agrigento, nei confronti della cultura. Non abbiamo mai avuto in sette anni, tranne forse una sola volta, un sindaco presente a
un’inaugurazione. Ora da qualche tempo l’assessore alla cultura del Comune, persona più illuminata dei suoi predecessori, pare dimostrare un certo
interesse nei nostri confronti. Ulteriori ambienti per le nostre attività, forse, ma nessun sostegno economico. A livello regionale le cose non
vanno meglio. Solo dallo scorso anno è stato indetto un bando pubblico a cui naturalmente abbiamo partecipato: la nostra associazione, l’ultima in
graduatoria, dovrebbe ricevere 12mila euro. C’è da dire poi che quando la richiesta ruota intorno a grosse cifre le strutture politiche si muovono».
Chissà perché.
Appaiono distratti anche i media che, senza sollecitazioni, non spendono né parole né immagini. Nonostante tutto le FAM
proseguono il loro cammino sostenuto dalla volontà di offrire un servizio, un’opportunità in primis alla propria comunità. Per questo nel 2014 è
nato il premio FAM Giovani per le arti visive, dedicato agli emergenti siciliani under trentacinque, che ha previsto l’esposizione (4 ottobre - 16
novembre) di trentatré opere, selezionate da una commissione di esperti, e per i primi tre classificati una residenza d’artista: all’estero per il
vincitore, ad Agrigento nel Parco archeologico della Valle dei templi per il secondo, in una città d’arte italiana per il terzo. E sempre in favore
della comunità, accanto ai progetti espositivi dallo scorso anno, nei mesi di luglio-agosto, le Fabbriche sono state animate quasi ogni sera da
concerti, film, dibattiti che, neanche a dirlo, sono stati rigorosamente gratuiti.
«La nostra è una specie di battaglia. Nella nostra città
l’arte, la cultura sembrano essere un tabù. Ma noi continuiamo a credere che solo coltivando e alimentando simili passioni la vita possa acquistare
tutto un altro sapore».
Luoghi da conoscere
FAM - Fabbriche chiaramontane di arte moderna ad Agrigento
centro di gravità
permanente
Nella città simbolo della Magna Grecia c’è una realtà diventata ormai punto di riferimento in Sicilia e non solo, uno spazio espositivo nato da un piccolo gruppo di collezionisti riuniti nell’associazione Amici della pittura siciliana dell’Ottocento. Nei racconti di Antonino Pusateri, presidente dell’associazione, scopriamo che le Fabbriche chiaramontane di arte moderna rappresentano un esempio di iniziativa privata che ha il solo intento di lavorare a favore di un bene pubblico: l’arte.
Giovanna Ferri