una buona notizia, per una volta, anzi ottima; tuttavia con una pessima morale. Il Tramariglio è una località nel
Nord- Ovest della Sardegna: sopra Alghero, dopo Porto Conte. Più in là, si arriva soltanto al promontorio, alle scogliere e al faro di capo Caccia:
il più alto d’Europa; se è sereno, il fascio luminoso si vede anche da ottanta chilometri. Per ventidue anni, dal 1940, Tramariglio è stata colonia
penale agricola: fuori dal mondo, ha ospitato cinquemila detenuti. Mantenevano la struttura, coltivavano, pascolavano, spietravano, partecipavano
alla bonifica. In questa porzione dell’isola, l’ultimo caso di malaria endemica - debellata dal ddt della fondazione Rockefeller - risale al 1947.
Dicono che il suo passato abbia salvato questo lembo di terra, ancora tra i più intonsi. Quando l’Aga Khan Karim decise di investire nell’isola era
il 1962, e nacque la Costa Smeralda; ma il primo obiettivo era questo habitat (coste, mare, flora, fauna: anche con specie che non si ritrovano
altrove), incredibilmente attraente e del tutto, o quasi, intatto. Alla Regione, infatti, l’Aga Khan chiede una strada che lo raggiunga (allora si
arrestava a Porto Conte) e facilitazioni; gli replicano che non ci sono prodi blemi: anzi, la strada si sta già costruendo. E al vicino aeroporto di
Fertilia domanda gli adeguamenti necessari a portarci i turisti. Gli rispondono che chiederanno a Roma, e dopo una settimana, gli dicono di no.
Allora lo scalo era essenzialmente militare, e legato ai segreti di Gladio, la struttura supersegreta della Nato: impossibile che chi si addestrava
nella base di capo Marrargiu, atterrando di notte a Fertilia su aerei schermati e senza vedere né sapere nulla, si mescolasse ai turisti. Ma questo
ancora non lo si sapeva. Così, nasce la Costa Smeralda, e presto quest’angolo di paradiso, l’area del Tramariglio, diventa invece parco, e quindi
anche riserva marina. Se non è vera, la storia è comunque ben inventata. Sta di fatto che, chiusa la colonia penale, il suo archivio migra nel
carcere di Alghero. E quando quest’ultimo ha bisogno di lavori, si trasferisce nei sotterranei di quello di Sassari, come le “carte” di tanti altri
istituti secondari: confuse tra loro, con l’umidità e i topi che se le divorano.
di chi in quel posto trascorreva una singolare carcerazione

