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DICEMBRE 2014

ARTE DI REGIME

La prima metà del Novecento è caratterizzata da una concentrazione impressionante di rovesci politici ed economici e di confitti che hanno coinvolto il mondo intero. In particolare, il ventennio fra le due guerre mondiali ha vissuto tre dittature (facismo, naismo, stalinismo) che hanno seminato terrore, aberrazioni di ogni genere e milioni di morti. Per questo, a lungo si è faticato a riconoscere che le arti potessero essere forite anche sotto regimi così feroci. A questo proposito è doveroso rammentare l’incomparabile revisione storico critica che Fabio Benzi, dopo anni di ricerche sull’arte italiana del ventennio, ha fatto confuire nel suo Arte in Italia fra le due guerre (Bollati Boringhieri, Torino 2013), dalla quale emergono pittori come Severini, de Chirico, Sironi, Cagli, Carena. La strenna che qui presentiamo estende invece lo sguardo, in modo più divulgativo, dall’arte di regime nell’Italia di Mussolini a quella della Germania di Hitler e dell’Unione Sovietica di Stalin. Attraverso una suddivisione geopolitica e per discipline - arte, grafca e architettura, con incursioni nel cinema e nella fotografa, fra i mezzi più potenti di propaganda - l’autrice spiega le dinamiche che hanno portato a tecniche coercitive e “raffnate” di asservimento delle arti agli scopi dei dittatori, tutti e tre, in modi diversi, legati al culto della personalità. I testi sono accompagnati da un’eccezionale carrellata di immagini, che documentano anche opere e monumenti non più esistenti. Ciascun paese mostra modi propri di gestire la propaganda: Mussolini seduce e minaccia una vasta gamma di intellettuali, architetti, artisti ma il suo regime, fno al 1938, concede una relativa libertà alle arti. Hitler ha come architetto uffciale Albert Speer e come fotografa Leni Riefensthal (che flmerà Olimpia nel 1936), ma obbliga chi non è d’accordo a emigrare o peggio a morire nei lager. Stalin rifuta compromessi: annienta i dissidenti, facendoli assassinare o spedendoli in Siberia. Tutti adottano una propaganda di massa impressionante. A giudicare oggi, vien da confermare la tesi di Benzi: che al di fuori di Parigi è l’Italia a primeggiare per varietà e qualità di inclinazioni artistiche.


maria adriana giusti Giunti, Firenze 2014 256 pp., 280 circa ill. b/n e colore € 49