La dominazione spagnola a Milano rimonta sostanzialmente alla scomparsa dell’ultimo duca Francesco II Sforza nel 1535 e si estende fino al 1706, quando la città passa sotto l’influenza dell’impero asburgico. Gli anni più vivaci di questo governo, in senso politico e culturale, furono probabilmente quelli che vanno dalla metà del XVI secolo fino alla terribile pestilenza che nel 1630 colpì la città. Fu infatti questo un momento di intensa creatività, che vide Milano organizzarsi politicamente e amministrativamente, collaborando in modo produttivo con il governo spagnolo. I milanesi si adoperarono innanzitutto per la creazione di un ceto nobiliare in grado di competere con la corte internazionale. Di esso dovevano far parte i Dodici di provvisione, capeggiati dal vicario, cui spettava di anno in anno il governo della città che, allo scadere del Cinquecento, si trovava in una favorevole congiuntura economica e in un fervore di opere e attività che ha dell’eccezionale rispetto ai decenni precedenti e a quelli immediatamente successivi. Nel 1595, infatti, il grande storico milanese Paolo Morigia contava in città ben ottantasei Arti.
