Grandi mostre. 1
Rembrandt a Londra

LA SPOSA
IL BARBARO
IL RIBELLE

Una mostra alla National Gallery raccoglie le principali opere del periodo tardo di Rembrandt. Tutti capolavori del Secolo d’oro dell’arte olandese, ma come segnati da un marchio speciale di unicità, creature di un artista mai del tutto omologabile al contesto in cui visse.

Claudio Pescio

La tarda attività pittorica di Rembrandt è caratterizzata da due tendenze fortemente intrecciate fra loro: la “sprezzatura” e l’anticonformismo. Attorno a due dipinti emblematici di queste tendenze, sui quali ci soffermeremo, si incentrano le scelte artistiche e le vicende esistenziali degli ultimi anni del pittore; quasi due fuochi di un’ellisse attorno ai quali ruotano anche le opere selezionate per descrivere, in una mostra londinese, questo periodo fondamentale della pittura di Rembrandt e dell’arte europea del Seicento. 

Dopo la metà del XVII secolo, vicino ai cinquant’anni, Rembrandt ha ormai lasciato il gruppo dei colleghi e vola da solo. Lui, uno dei maestri della “maniera fine”(*) ha scelto diversamente. Ha scelto la “lossigheydt”, la scioltezza, quella che grazie a Baldassar Castiglione si diffonde nell’Italia del Cinquecento e poi in Europa col nome di “sprezzatura”, appunto: nonchalance, studiata trascuratezza; carattere distintivo di chi per nobiltà d’animo, elevatezza di modi e finezza di ingegno può contemplare le cose da una certa distanza, di chi non deve dimostrare niente a nessuno, il “cortigiano”. È il percorso svolto da Tiziano, incarnazione principe della sprezzatura; il quale in tarda età, all’apice di una fama europea, passa dalla pittura finemente svolta, limpida nei suoi esiti formali, a quella che Vasari chiama «pittura di macchia», ampie pennellate di colore stese senza disegno preliminare direttamente sulla tela.


La congiura di Giulio Civile (Il giuramento dei batavi) (1661-1662), Stoccolma, Nationalmuseum.

La sposa ebrea (1665 circa), Amsterdam, Rijksmuseum.