In questa accezione i vari ritratti del XVI secolo con personaggi che sfilano i guanti o li tengono in una mano potrebbero avere un raffinato riferimento allo svelamento della propria anima. Per il Ripa, invece, «si dimostra col guanto, il cui uso è di difendere la mano dal freddo, dal Sole, e somiglianti cose, che al senso del tatto fanno alterazione»(11). Tra alludere semplicemente al tatto e intendere un disvelamento dell’anima vi sono altre interpretazioni che mutano a seconda del contesto. Nel Ritratto d’uomo con mantello di pelliccia (1516 circa) il soggetto è colto leggermente di spalle, mentre volta di scatto la testa in direzione dello spettatore, tenendo una ciroteca(12) nella mano destra. La maggior parte della critica pensa che quest’uomo sia il pittore bergamasco, seguendo la descrizione che Vasari fa nel 1550 a proposito di un “Autoritratto” di Palma: «Ma certo che tutte l’opere sue, come che molte siano, non vagliono nulla appresso una testa, che se ritrasse nella spera con alcune pelli di camello attorno con certi zuffi di capegli, la quale quasi ogni anno nella mostra della Ascensa in quella città si vede.
ritratti con l’animatra i guanti
Nel De Anima, Aristotele – seguito all’inizio del Cinquecento dagli intellettuali e da chi frequenta l’Università di Padova in quegli anni - dice che le mani sono paragonabili all’anima(10).