È portata in visione semmai una sottrazione fonetica e verbale, inserita in un idillio rurale, entro una realtà trasognata. Nemmeno Cristo bambino si lascia sfuggire un verso, una rivelazione, o qualche suono labiale. Ogni composizione è un elogio del gesto e degli sguardi, che si svolge a rappresentare l’eloquenza armonica del silenzio. La circolazione di messaggi spirituali si affida alla trasmissione telepatica del pensiero. È messa in scena anche una circolazione di rimandi simbolici, disposti nella disseminazione dei dettagli. E a mano a mano si disallestiscono le scenografie teatrali fino a lasciare i santi a contatto diretto con la natura. Agli inizi del Cinquecento, con il diffondersi della lirica di Jacopo Sannazaro, Pietro Bembo e Francesco Colonna, il paesaggio è associato a un senso poetico, conquistando un posto d’onore sia nei soggetti allegorici e mitologici sia nei soggetti religiosi(50).
A Venezia, la tipologia della Sacra conversazione nel paesaggio nasce da modelli di Alvise Vivarini e di Giovanni Bellini, per essere poi perfezionata in molte varianti nel formato orizzontale soprattutto da Lotto(51), Tiziano(52) e Palma il Vecchio.
Il tema della Sacra conversazione non è tratto direttamente dalla Bibbia né dalla liturgia cattolica. Gli artisti immaginano un dialogo teologico, espresso con occhiate e cenni, creando un genere pittorico concepito per una fruizione intima e privata. Diviene un genere maturo nella seconda decade del Cinquecento, una tipologia declinata soprattutto da Palma in molte liriche variazioni intrise di “giorgionismo”, che piace alla committenza e dà spunti ai suoi colleghi contemporanei: Paris Bordon, Bernardino Licinio, Rocco Marconi, Bonifacio Veronese, e molti pittori veneti minori. La prima Sacra conversazione dell’artista bergamasco viene realizzata attorno al 1512 per il convento dei Cappuccini di Rovigo. L’opera è debitratto direttamente dalla Bibbia né dalla liturgia cattolica. Gli artisti immaginano un dialogo teologico, espresso con occhiate e cenni, creando un genere pittorico concepito per una fruizione intima e privata. Diviene un genere maturo nella seconda decade del Cinquecento, una tipologia declinata soprattutto da Palma in molte liriche variazioni intrise di “giorgionismo”, che piace alla committenza e dà spunti ai suoi colleghi contemporanei: Paris Bordon, Bernardino Licinio, Rocco Marconi, Bonifacio Veronese, e molti pittori veneti minori. La prima Sacra conversazione dell’artista bergamasco viene realizzata attorno al 1512 per il convento dei Cappuccini di Rovigo. L’opera è debitrice ancora di una tipologia belliniana, come pure la Madonna con i santi Michele, Dorotea, Maria Maddalena e Giuseppe (1513 circa) di Praga, dove le figure a tre quarti sono stipate ma caratterizzate da una comune tensione dinamica.
Nella Madonna con i santi Giovanni Battista e Maria Maddalena (1513 circa), ora alla Pinacoteca Carrara di Bergamo, Palma inserisce una citazione colta, trasferendo la posizione ruotata del putto in primo piano della Galatea (1512) di Raffaello nella figura del Gesù Bambino, che si appoggia al coperchio del vaso della Maddalena, volgendo intanto la testa all’indietro per dirigere lo sguardo verso sua madre.