Grandi mostre. 3
Paul Durand-Ruel a Londra

il mercante
degli impressionisti

Se non fosse stato per Paul Durand-Ruel, Monet, Pissarro, Renoir, Manet, Sisley, Degas avrebbero rischiato di essere ignorati. Pericolo scongiurato da un businessman, da un visionario capace di fiutare la forza dell’“arte dell’impressione” nota, grazie a lui, in Europa e negli Stati Uniti. Grande plauso quindi alla prima mostra dedicata all’imprenditore francese, ora alla National Gallery, dopo il successo di Parigi e prima dell’ultima tappa a Filadelfia.

Fabio Isman

Quando Paul Durand-Ruel se ne va, nel 1922, Claude Monet dice: «Senza lui, noi impressionisti saremmo tutti morti di fame». Per Pierre-Auguste Renoir, era «un missionario»: non soltanto un mercante che dal 1865 compra (e rivende) dodicimila dipinti, di cui mille Monet, ottocento Pissarro, millecinquecento Renoir, quattrocento Degas, duecento Manet. Un quarto degli impressionisti al Musée d’Orsay sono passati per le sue mani; come quaranta della National Gallery di Londra e un centinaio del Philadelphia Museum of Art: molti, acquistati da John Gravner Johnson (1841-1917), avvocato tra i più celebri: «Il migliore in tutto il mondo anglofono », per il necrologio del “New York Times”; centonovantotto sue argomentazioni sono state discusse dalla Corte suprema, quando, finora, appena pochi legali possono vantarne, al più, una decina. A furia di comperare, nel 1885 Durand-Ruel (classe 1831) era sepolto sotto un milione di franchi di debiti; già dieci anni prima aveva sospeso gli acquisti, facendo quasi piangere Camille Pissarro, che scriveva: «Un silenzio di morte plana sull’arte». Questo, e molto altro, era l’uomo che scommette sulla nuova “arte dell’impressione”, la fa conoscere in tutta Europa e la esporta per primo negli Stati Uniti. Così, tre grandi musei si sono consorziati, producendo la prima mostra a lui dedicata. Dopo l’esordio a Parigi, con settanta quadri al Musée du Luxembourg (8 ottobre 2014 - 9 febbraio 2015, in collaborazione con il Musée d’Orsay), l’appuntamento è con ottantacinque dipinti alla National Gallery di Londra (in gran parte quasi mai visti in Gran Bretagna, 4 marzo - 31 maggio), e con ben centoquindici al Philadelphia Museum of Art (24 giugno - 13 settembre). Tutti da lui “trattati”: lo spiegano i registri, assai nutriti e quanto mai minuziosi, ancora conservati dagli eredi, in un palazzo vicino all’Arco di trionfo, nella capitale francese. 


In arte, Durand-Ruel era un progressista. E anche nel mercato: organizza mostre e apre filiali, un po’ dappertutto, a Londra, New York, Boston, Berlino, Bruxelles


In arte, Durand-Ruel era un progressista. E anche nel mercato: organizza mostre (più di duecento; ed espone, per esempio, trecentoquindici dipinti nella capitale inglese nel 1905), e apre filiali, un po’ dappertutto: a Londra, New York, Boston, Berlino, Bruxelles. Però, in politica, forse, un po’ meno. Nel 1873, a quarantadue anni, sostiene infatti le speranze dei conservatori di restaurare la monarchia; scrive: «Gli affari si sono fermati unicamente per la paura di ripiombare tra le mani dei repubblicani, e noi tutti aspiriamo, come francesi e come commercianti, a un ristabilimento della monarchia ereditaria: l’unica che può porre fine a tutti i nostri malanni » (prima pagina di “Le Figaro”). Più tardi, manifesterà per le scuole libere cristiane: sarà perfino arrestato in una dimostrazione contro il governo. Ma per i quadri, vedeva lontano come nessuno: Ambroise Vollard, il “commerciante principe” di Paul Cézanne (trattato assai meno degli altri da Durand-Ruel, ed è singolare), apre la sua galleria appena nel 1893; la prima mostra significativa organizzata da Paul Guillaume è del 1919: quando Durand-Ruel stava ormai per andarsene. Alla fine della sua vita, a ottantanove anni, dirà che «i maestri dell’impressionismo hanno trionfato; la mia follia era saggezza. Fossi morto a sessant’anni, me ne sarei andato crivellato di debiti e insolvente, in mezzo a dei tesori sconosciuti».

Claude Monet, Pioppi sulla riva del fiume Epte (1891), Filadelfia, Philadelphia Museum of Art.


Alfred Sisley, Il ponte a Villeneuve-la- Garenne (1882), New York, Metropolitan Museum of Art.