Rispetto all’immensa mole, per l’epoca e per il quartiere, del vicino palazzo Farnese, la residenza romana del cardinale Girolamo Capodiferro (1502- 1559)(1), passata poi alla famiglia Spada, sembra assai più discreta. Eppure la piazza a essa antistante è frutto della distruzione di parecchi edifici, abbattuti per ampliare un modesto slargo e concedere cosi maggiore visibilità alla bellissima facciata che, grazie ai suoi stucchi, costituisce un unicum in tutta Roma. L’architettura, ispirata ai palazzi di Antonio da Sangallo il Giovane, è di Bartolomeo Baronino, forse in collaborazione con Giulio Merisi da Caravaggio(2) del quale costituisce l’unica opera a noi nota, mentre gli stucchi che si trovano all’interno sono del piacentino Giulio Mazzoni, che lavorò con Vasari a Napoli in San Giovanni a Carbonara e a Monteoliveto e frequentò poi la scuola di Daniele da Volterra. A Mazzoni e ai suoi aiuti sono stati attribuiti anche gli stucchi della facciata e del cortile. La costruzione fu iniziata verso la fine del 1548 e nell’aprile del 1550 papa Giulio III concesse al cardinale di “fare piazza” sul davanti; nel 1551 il palazzo compare nella pianta di Roma stampata il 26 maggio da Leonardo Bufalini anche se il cardinale abitava ancora in una casa in affitto.
