«1452. Nacque un mio nipote figliuolo di ser Piero mio figliuolo a dì 15 aprile in sabato a ore tre di notte. Ebbe nome Lionardo». Del grande Leonardo, nato oltre cinquecento anni fa a Vinci, a una quarantina di chilometri da Firenze, e morto ad Amboise il 2 maggio 1519, sappiamo molto, fin dalla più antica testimonianza, quella della nascita, ricordata dall’amato nonno, ser Antonio, in un documento ora all’Archivio di Stato di Firenze. Leonardo apparteneva dunque al segno dell’Ariete - lo stesso, fra le altre cose, di Raffaello e Van Gogh. Ariete è il primo segno di fuoco, governato da Marte, e secondo i calcoli degli astrologi l’ascendente del geniale maestro sarebbe quello dei Pesci. Di lui sappiamo molto per le testimonianze dei contemporanei e anche grazie ai suoi scritti, annotati su decine di taccuini e inframmezzati a migliaia di disegni, fogli oggi sparsi nel mondo (dei quali Giunti ha pubblicato l’intero corpus in facsimile). Di Leonardo conosciamo i pensieri più svariati, e perfino le liste della spesa (come quella dei funerali pagati a Milano per la madre, «la Caterina»).
Quella mamma con cui non aveva vissuto, ragion per cui, secondo Freud, sarebbe divenuto omosessuale. Ci sono poi le lettere a papi, principi, amici. Gli ammonimenti agli allievi (come il bugiardo e ladruncolo Salaì o il fedele Francesco Melzi, fra le braccia del quale morirà in Francia). Sappiamo dei libri e perfino delle vigne, sulle colline di Fiesole e a Milano (quella di Malvasia donatagli da Ludovico il Moro rivive oggi grazie a scienziati milanesi). Conosciamo le questioni ereditarie, e anche certe frasi enigmatiche che fanno rincitrullire improvvisati leonardologi dotati di fantasia. Sono note le sollecitazioni dei committenti, ammirati della versatilità dell’artista e scienziato, ma scontenti delle inadempienze. Perché Leonardo era un grandissimo speculatore, ma poco si curava, a quanto pare, di portare a termine le imprese. I suoi appunti compongono un gigantesco mosaico che ogni giorno riserva sorprese a pubblico e studiosi. Solo che a volte si tratta di bufale, e anche molto dispendiose (come quella della ricerca delle spoglie di Monna Lisa, che quasi certamente non è colei che prestò il volto al celebre ritratto del Louvre). Leonardo, il genio universale. L’artista. Il filosofo. Lo scienziato. L’architetto. L’inventore. Lo studioso di anatomia. L’«omo sanza lettere» (non letterato), come si definiva. Forte e bellissimo, a giudicare dallo sguardo deciso del David di bronzo del Verrocchio, che pare immortali il suo volto di giovanetto, quando era a bottega dal maestro fiorentino. Quei lineamenti perfetti, inanellati dai riccioli, si tramutano in lunghi bianchi capelli, a circondare il volto altrettanto affascinante dell’autoritratto sul disegno della Biblioteca reale di Torino. Di lui si è detto di tutto e anche il contrario, tanto la sua personalità appare complessa e indefinibile: Leonardo nemico della violenza eppure disegnatore di macchine da guerra, mirabile effigiatore della bellezza femminile ma (pare) omosessuale; privo di una solida educazione letteraria eppure amante dei classici e capace di poetiche descrizioni della natura e dell’essere umano. Amante della libertà («Se tu sarai solo, sarai tutto tuo» diceva) ma al servizio di controversi personaggi come il Moro o Cesare Borgia. Nato il 15 aprile, Ariete. Nel giorno che sviluppa la speculazione e la fantasia, l’osservazione e, come dicono gli astrologi inglesi, «the human definition».