Il Museo immaginario come un colpo di bisturi di Il Museo Immaginario ilmuseoimmaginario.blogspot.it Un viaggio alternativo nell’arte del Novecento, alla riscoperta di grandi artisti, di opere e storie spesso dimenticate: il segno deciso di Cagnaccio di San Pietro il 1928. Il dipinto viene rifiutato dalla commissione della Biennale di Venezia per soggetto, titolo e dettagli che rivelano, con sfrontata chiarezza (a terra anche i polsini con il fascio littorio), la corruzione del fascismo. Espressione quasi fotografica delle contraddizioni di un potere e di una borghesia che voleva comunicare, sempre e comunque, perbenismo, fede in Dio e nel duce. È Dopo l’orgia Cagnaccio di San Pietro, di professione pittore, anarchico inconsapevole, morto prematuramente a quarantanove anni nel 1946, è di fatto un cane sciolto nella pittura italiana degli anni Trenta. Un illuso che crede nell’impegno morale, per questo eccentrico rispetto all’ambiente artistico del tempo, anche se la sua opera è formalmente vicina alle ricerche stilistiche della Nuova oggettività (Neue Sachlichkeit). Cagnaccio spinge però il realismo verso una dimensione metafisica, che si avvale di tagli, rese cromatiche e punti di vista propri del cinema e della fotografia. Dopo l’orgia (1928). è parte di una trilogia pesante come un cazzotto di Carnera, andata poi dispersa. Nel tempo, il destino e internet hanno saputo ridarci una pietra miliare della pittura italiana come , in mostra dal 6 maggio a Ca’ Pesaro Venezia, tornato alla luce quando i proprietari della tela, emigrati in Venezuela, hanno contattato via mail la gallerista Claudia Gian Ferrari, che è poi riuscita ad acquisire l’opera e a presentarla al pubblico nel 2009. Dopo l’orgia Primo denaro Nulla si sa invece di , forse conservata, anonima, in Germania. Uno dei tanti capolavori che, speriamo, un giorno, riusciremo a recuperare. Zoologia Mi sembra un buon inizio per riavvicinarsi a un grande e non sempre ricordato maestro del Novecento: Cagnaccio di San Pietro, alias Natale Bentivoglio Scarpa (Desenzano sul Garda 1897 - Venezia 1946). Autore poco esplorato, che quando si scopre, non si dimentica. Un segno deciso come un colpo di bisturi e una composizione che si appropria dello spazio in maniera diversa da qualsiasi altro. Primo denaro (1928), particolare. Colori freddi e intensi. Un’aria rarefatta, tersa e gelida. E sa dipingere, con un colore steso senza indecisioni. Cagnaccio è un grande pittore, ma non si limita a rappresentare un mondo, lo ricostruisce. Strano destino per chi, come lui, aveva trascorso la sua infanzia in una minuscola isola nella laguna veneta, manifestando fin dall’infanzia una spiccata attitudine per il disegno. A Venezia segue i corsi di Ettore Tito all’Accademia di Belle arti ed entra nella sfera del futurismo. Suggestione che finirà per abbandonare dopo la guerra, volgendo la sua attenzione al reale, iniziando a firmare i suoi lavori con il nome di Cagnaccio con cui era conosciuto nell’isola di San Pietro, ricordo simbolico di un cane randagio e mordace che si aggirava intorno alla sua casa di bambino. Nel 1922 espone alla Biennale di Venezia , dipinto che lo fa conoscere e apprezzare. E le sue opere continueranno a essere esposte - con alterna fortuna - alle mostre di Ca’ Pesaro e nelle successive edizioni della Biennale di Venezia sino al 1944. La tempesta Solo la malattia riuscirà a fermarlo. Solo la sua pittura, oggi, rimane a ricordarlo. Donna allo specchio (1927). Cagnaccio di San Pietro. Il richiamo della Nuova oggettività Venezia, Ca’ Pesaro internazionale d’arte moderna telefono 848-082000 orario 10-18 6 maggio - 27 settembre www.capesaro.visitmuve.it