Grandi mostre. 8
Il Barocco a Roma

il primo
movimento
mondiale

Nel XVII secolo Roma vive uno dei periodi più floridi: nasce il Barocco, corrente che investe ogni campo artistico e culturale oltre i confini europei. Quasi duecento capolavori - diversi inediti, come ci spiega qui uno dei curatori -, ospitati nella Fondazione Roma museo - palazzo Cipolla, raccontano il trionfo di uno stile presente anche negli oggetti di uso quotidiano.

Marco Bussagli

È difficile, nella millenaria storia di Roma, stabilire quale sia stato il periodo più importante, quello che ha caratterizzato il punto più alto della vicenda dell’Urbe, un termine che, giustamente, la definisce come la città per eccellenza. Certo è che il Barocco rientra nella categoria di quei felici momenti artistici e culturali che videro la città all’apice della sua parabola storica. Non solo nel corso del secolo XVII Roma s’impose sullo scacchiere europeo dal punto di vista politico, artistico e culturale, divenendo un modello, anche urbanistico, per tutta Europa, ma per via del proselitismo cattolico della congregazione di Propaganda Fide, l’estetica barocca si diffuse fin nelle lontane terre d’America e d’Oriente, dando vita per la prima volta a un movimento di respiro mondiale(1). Adesso un’ampia esposizione, curata da chi scrive e da Maria Grazia Bernardini, con quasi duecento pezzi provenienti dai più prestigiosi musei italiani e stranieri, propone un percorso che non solo insiste sulla sede espositiva delle sale di Fondazione Roma museo - palazzo Cipolla in via del Corso (dove prese avvio la serie di queste mostre, curate dal sottoscritto, con Il ’400 a Roma. La rinascita delle arti da Donatello a Perugino, 29 aprile - 7 settembre 2008), ma si dipana nella città con una serie d’iniziative che apriranno al visitatore luoghi in genere inaccessibili al pubblico, come la cripta della chiesa dei Santi Luca e Martina di Pietro da Cortona, oppure quella di Sant’Ivo alla Sapienza o, ancora, la Scala regia in Vaticano, senza contare i palazzi storici (Colonna, Doria Pamphilj, Barberini) o, addirittura, mostre satellite come quella sul ritratto ad Ariccia (palazzo Chigi, per la cura di Francesco Petrucci) e l’altra a Roma, a palazzo Braschi, dedicata al tema della festa, curata da Federica Pirani e Simonetta Tozzi. È questa una delle ragioni per cui l’evento s’intitola Barocco a Roma. La meraviglia delle arti(2). L’altra è che il percorso espositivo non si limita alla sola pittura come ci si potrebbe aspettare, ma prende in considerazione l’urbanistica, l’architettura, la scultura e le cosiddette arti minori che produssero capolavori come l’Arpa Barberini eccezionalmente esposta in mostra.