Grandi mostre. 1 
La Grande guerra a Rovereto

l’arma
della satira

Quando l’illustrazione scende sul campo di battaglia e usa il potente mezzo dell’ironia, la forza comunicativa diventa esplosiva. è quanto accade all’epoca del primo conflitto mondiale, a cui il Mart dedica una grande retrospettiva.

Duccio Dogheria

La guerra che verrà non è la prima - il titolo è preso da una celebre poesia di Bertolt Brecht - è la mostra in corso al Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (fino al 20 settembre) dedicata al centenario dell’ingresso italiano nella prima guerra mondiale. «La più importante mostra d’Europa sul tema» (le parole sono del ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Franceschini), anche perché il percorso espositivo, che si sviluppa per oltre un chilometro, bombarda lo spettatore con alcune migliaia tra opere d’arte (dal futurismo alla contemporaneità), video, installazioni, fotografie, libri e documenti d’archivio. Un denso fluire che, di tanto in tanto, come per autogenesi, dà origine ad alcune “mostre nella mostra”, incentrate perlopiù su alcuni media grafici utilizzati al tempo da entrambi i fronti come veicoli di propaganda e indottrinamento destinati sia alle truppe sia al fronte interno. L’illustrazione, fino ad allora utilizzata principalmente per finalità moraleggianti o più spesso per puro intrattenimento, diventa a tutti gli effetti in questo nuovo, sconvolgente contesto un’arma tagliente scagliata contro il nemico, attraverso un doppio binario iconografico: da una parte l’eroismo estremo dei propri combattenti, dall’altra la crudeltà e malvagità del nemico, assetato di terra come di sangue, compreso quello di donne e bambini.

Anche mezzi grafici tutt’altro che aperti a innovazioni come i santini vengono intruppati in questa guerra d’immagini: in mostra ne sono esposti oltre un centinaio, spesso portati al fronte dai soldati con finalità taumaturgiche, alcuni dei quali (denominati “luttini“) utilizzati per commemorare i caduti in battaglia.