Possiamo considerare Die Brücke (Il ponte) come la prima avanguardia del Novecento e al tempo stesso una prosecuzione delle Secessioni di Berlino, Monaco e Vienna. Nel 1905, a Dresda, quattro studenti di architettura uniti dal culto per Van Gogh, Gauguin e Matisse e dall’amore per Nietzsche si uniscono in un’associazione destinata a lasciare un segno profondo e potente nell’arte prebellica, non solo in Germania: Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938), Erich Heckel (1883-1970), Karl Schmidt-Rottluff (1884-1976) e Fritz Bleyl (1880- 1966). Nel 1906 anche Emil Nolde (1867-1956) e il neoimpressionista svizzero Cuno Amiet (1868-1961) entrano a far parte di Die Brücke. Soggiogati dalle “tempeste di colore” di Nolde, più anziano di una generazione, i fondatori dell’associazione salutano in lui il capofila delle nuove tendenze.
L’autofinanziamento (e dunque l’indipendenza economica) è il primo obiettivo di Die Brücke. Sostenitori privati versano una quota annuale in cambio di
un album di incisioni. L’associazione trae il proprio nome da un aforisma del Così parlò Zarathustra nietzscheano, pubblicato tra il 1883 e il 1885, che
recita profeticamente: «L’uomo è una corda tesa tra la bestia e l’uomo nuovo [...]. La grandezza dell’uomo sta nel suo essere ponte, non fine».