Mistero, ma non troppo: perché il mercato di un maestro come Osvaldo Licini (1894-1958) non cresce come per Boetti, Fontana o Manzoni? Eppure Licini ha vissuto a lungo nella Parigi di Modigliani e di Picasso, li ha frequentati, ha esposto con loro ed è diventato una celebrità internazionale. E comunque, ha sempre mantenuto forti legami con la natia zona di Ascoli Piceno, una garanzia per la postuma formazione di un polo di studio e di mostre permanenti che fungano da centro propulsore per il mercato. E difatti esistono la Casa museo Osvaldo Licini e il Centro studi Osvaldo Licini a Monte Vidon Corrado, paese natale dell’artista, e la Galleria d’arte contemporanea Osvaldo Licini, che ospita una vasta collezione, ad Ascoli. Anche troppo, a veder bene, perché al mercato non piace il pluralismo: preferisce un unico luogo, un punto a cui riferirsi per le autentiche e l’organizzazione di mostre.
Così non è accaduto per Licini, forse anche a causa del suo carattere schivo, del suo attaccamento al borgo di Monte Vidon Corrado, della scarsa
frequentazione dei mercanti, soprattutto dopo la guerra. Uno dei maggiori collezionisti italiani mi ha raccontato che, per acquistare due tele del
maestro, aveva dovuto prendere la bicicletta e inerpicarsi su per le montagne fino a casa sua.