Mangiare all’aperto: necessità o piacere? Nei secoli sono convissute condizioni e percezioni differenti del rifocillarsi immersi nella natura: se per pellegrini, viaggiatori, contadini e militari si trattava di una esigenza imposta dalle circostanze, già presso gli antichi venivano approntati sontuosi banchetti in luoghi ameni per puro diletto.
Per gli agricoltori era una necessità consumare i pasti sul luogo di lavoro: è quanto Pieter Brueghel il Vecchio (1525 circa-1569) descrive nel dipinto
La mietitura, appartenuto al mercante Niclaes Jonghelinck di Anversa. La scena - parte di una serie di sei tavole, di cui una è andata perduta,
dedicate ai mesi dell’anno - potrebbe alludere all’estate, in particolar modo a luglio e agosto, quando nel Nord Europa si mietono i cereali. Nell’ampio
paesaggio di campi dorati un gruppo di contadini è intento a mangiare all’ombra di un pero; la tovaglia distesa per terra è tipica dei pasti consumati
all’aperto, c’è chi siede sui covoni, chi affetta una pagnotta ben lievitata conservata in un capace canestro insieme a del formaggio, un uomo beve,
probabilmente della birra, afferrando il contenitore con entrambe le mani.