GIORGIO MORANDI ROBERTO LONGHI
Opere Lettere Scritti
Nel cinquantenario della scomparsa, molte iniziative hanno celebrato Giorgio Morandi, considerato da Roberto Longhi il più grande pittore italiano del
Novecento. «Morandi non sarà secondo a nessuno», scrisse Longhi alla morte dell’amico (18 giugno 1964), profetizzando che nel panorama dell’arte
italiana forse altri nomi di artisti sarebbero stati col tempo sminuiti, mentre quello di Morandi avrebbe acquisito sempre maggior rilievo. Della
mostra tenutasi in collaborazione con la Collezione Merlini nel 2014 a villa Il Tasso a Firenze, dimora di Longhi e della moglie Anna Banti e ora sede
della Fondazione di storia dell’arte, resta un libro ricco di documentazione. Longhi possedeva alcuni capolavori di Morandi, fra i quali la splendida
Natura morta con tovagliolo giallo del 1924 (esposta nel 1939 alla mostra d’arte italiana a San Francisco), e altre tele con fori, bottiglie,
paesaggi, oltre alle incisioni. Del lungo sodalizio fra Longhi e Morandi molto si è detto e scritto (soprattutto, negli ultimi anni, se ne è occupata
Maria Cristina Bandera), ma mancava un’opera così sistematica, che ripercorresse le vicende di una solida amicizia attraverso la trascrizione critica
di lettere, biglietti, cartoline, articoli. E ovviamente esaminasse i Morandi posseduti da Longhi oltre a quelli della Collezione Merlini.
Notoriamente Morandi selezionava con cura i propri collezionisti, e lui stesso decideva le opere destinate alle mostre, come si evince anche dal
carteggio fra il pittore e lo studioso, qui pubblicato. Si attraversa così su un doppio binario l’intero percorso intellettuale del critico e quello
dell’artista, denso di incontri, scambi epistolari, passioni comuni (come Cézanne, Piero della Francesca, Caravaggio). E si arriva al 1964, col
biglietto listato a lutto delle sorelle Morandi, inviato a Longhi: «Illustre professore, la televisione è entrata nella nostra casa esclusivamente per
permetterci di assistere all’Approdo [la nota trasmissione televisiva di cultura]. Abbiamo ascoltato con le lacrime agli occhi le Sue parole, che
avrebbero fatto tremare di commozione il nostro caro Fratello».