Un’ambivalenza tanto marcata - talvolta disorientante - si giustifica in virtù della convergenza e del meticciamento fra la tradizione di derivazione greco-romana e la simbologia religiosa di matrice giudaico-cristiana. Se nella cultura classica, infatti, il serpente è figura legata ai culti ctoni e oracolari (da qui l’origine del suo significato sapienziale), esso resta soprattutto animale totemico e attributo iconografico primario del dio greco della medicina Asclepio (chiamato dai romani Esculapio) e di sua figlia Igea (la latina Salus), personificazione della Salute stessa.
Per questo motivo, ancora oggi, il “bastone di Asclepio” - una verga attorno alla quale si attorciglia un serpente - è utilizzato come simbolo internazionale del soccorso medico. In questa sua specifica accezione salvifica, l’attributo iconografico del dio greco si accomuna, e spesso si sovrappone, anche all’immagine del Nehushtan, il serpente in metallo (rame o bronzo, a seconda delle differenti traduzioni) che, secondo il racconto veterotestamentario, venne forgiato da Mosè quale talismano capace di salvare gli israeliti dai morsi dei serpenti velenosi incontrati durante la peregrinazione nel deserto (indicati nell’Antico Testamento con il termine “seraphim”, lo stesso utilizzato per chiamare i serafini(1). Un esempio particolarmente significativo di questo apparentamento figurativo fra il bastone di Asclepio e il serpente di Mosè è riscontrabile in uno dei pennacchi affrescati da Michelangelo nella Cappella sistina, dove l’immagine del serpente di bronzo appare chiaramente plasmata su modelli classici.
Il valore positivo dell’immagine del serpente nel mondo antico è rimarcato anche dal fatto che, sovente, prima nel contesto dell’arte ellenistica e poi in quella romana, essa diventa figura o attributo dell’ “Agathodaimon”, letteralmente “il buon nume”, ovvero il genio tutelare designato alla protezione di un particolare luogo. In questa sua particolare accezione, il serpente compare in numerosi larari (altari dedicati al culto degli antenati), i cui esemplari meglio conservati provengono da Pompei.
