Ametà strada tra immagini con funzioni decorative e figure atte a evocare significati iniziatici, il quinconce, la “guilloche”(1) e il cerchio labirintico(2) presenti nei pavimenti delle chiese medievali derivano da un’antica tradizione iconografica, che attinge alla geometria sacra di origine greca(3).
Nelle psichedeliche pavimentazioni musive o a intarsio, le figure geometriche contengono a loro volta rimandi a numeri, pensati come entità mistiche di
ascendenza pitagorica e neoplatonica, segni di una scienza ultraterrena, da intendere come chiavi che permettono di comprendere i misteriosi significati
del mondo, tutto ciò che vibra in modo permanente e profondo oltre la realtà sensibile e le mutazioni della materia. Nei tappeti di pietra, luminosi
come simboli traccianti il cammino iniziatico dei fedeli che procedono nell’oscurità delle chiese romaniche, una semplice figura geometrica rappresenta
un valore numerico ed esprime allo stesso tempo un significato religioso, o evoca i sottili collegamenti tra le sfere del cosmo(4). Il quinconce, con le celate implicazioni simboliche e per accostamenti analogici, attiva nelle menti degli iniziati connessioni speculative tra il
mondo terreno e la sfera intellegibile di Dio. Rimanda contemporaneamente alla quintessenza spirituale (ovvero alla sostanza più segreta e occulta della
creazione) posta al centro dei quattro elementi terreni, e alla figura di Cristo tra i quattro evangelisti. Il prezioso pavimento a motivi simbolici
della basilica di Pomposa (Codigoro, Ferrara), nel settore vicino alla parete della controfacciata, è costituito da una composizione
geometrico-simbolica del XII secolo: un complesso e raffinato quinconce, con il cerchio centrale di grande dimensione, con otto raggi (che formano due
croci greche e rimandano alla ruota del tempo cosmico).