ci sono riviste che parlano d’arte, altre che sono vere e proprie opere d’arte. Parliamo delle riviste d’artista,
la cui storia affonda le radici nelle avanguardie storiche, sebbene la prima in assoluto sia di poco precedente: si tratta di “L’Assiette au Beurre”
pubblicata a Parigi tra il 1901 e il 1912, seicento numeri perlopiù affidati di volta in volta a un singolo artista, da Kupka a Van Dongen, da
Chéret a Soffici, da Cappiello a Vallotton, e molti, moltissimi altri(*). Gli anni Sessanta e Settanta spazzarono via definitivamente la
tradizionale idea di magazine, stravolgendone al contempo formati e concezione. Per fare solo un esempio, è in questi anni che nascono le prime
rivisteoggetto, capaci di assemblare multipli di varia natura prodotti da più artisti. Il flusso creativo delle riviste d’artista è però
incessante, e ancora oggi, nell’era del già visto e del già sperimentato, riescono a sorprendere, sotto molteplici aspetti. Dalle complesse
riviste-contenitore, come l’italiana “BAU”, ai free-magazine d’autore, come il francese “Point d’ironie”, il panorama è ricco e in costante
evoluzione, in ogni angolo del pianeta.
“Toilet Paper” è una delle riviste d’artista contemporanee più innovative, frutto del lavoro di
squadra tra un affermato fotografo di moda, Pierpaolo Ferrari, e un artista provocatorio quanto brillante, Maurizio Cattelan, non certo nuovo nel
campo dell’editoria sperimentale.
ma al contempo kitsche violente, talvolta al limite del sadismo
Tutte riviste d’artista patinate, le sue: la prima fu “Permanent Food” portata avanti assieme a Paola Manfrin, quindici numeri (in realtà quattordici: il n. 13 semplicemente non esiste) pubblicati tra il 1996 e il 2007. A prima vista “Permanent Food” appare un magazine come molti altri, stampato in quadricromia su carta patinata, con un’identità visiva ben precisa. Approfondendo, si noterà che non c’è né un editoriale, né testi redazionali, né rubriche, né tantomeno articoli, mentre la sequenza delle fotografie pare sfuggire a ogni logica. “Permanent Food” è difatti una sorta di “rivista-cannibale” che assembla curiose immagini estrapolate da altri magazine, riprendendo in tale pratica l’editoria sperimentale di Hans-Peter Feldmann o quella di talune pubblicazioni lettriste. I nomi di Cattelan e Manfrin compaiono solo nel primo e nell’ottavo numero, assieme al concept della rivista: «Permanent Food is a non-profit magazine with a selection of pages taken from magazines all over the world. Permanent Food is a second generation magazine with a free copyright».
