STREET ART
Storia e controstoria, tecniche e protagonisti
Per sua natura la Street Art, che pure ha in parte radici nel graffitismo anni Ottanta, sfugge a definizioni precise. Ormai «la strada è una galleria
d’arte», come recita lo spot di una multinazionale mentre inquadra una zebra dipinta su un anonimo muro. Il fenomeno è diffuso e interessa non solo
centri sociali, blog e siti web. Se ne occupano musei e galleristi, per quanto le origini controculturali avrebbero dovuto mantenere la Street Art ai
margini dell’ufficialità e del mercato. L’Italia ha un ruolo non secondario nel fenomeno così articolato e vario: basti pensare che nel 2008 il
bolognese Blu è stato fra i sei «internationnally acclaimed artists» invitati al primo evento espositivo europeo, alla Tate di Londra. Blu è
ovviamente uno pseudonimo, come si usa fra gli street artist. Lo stesso Basquiat, lanciato nel 1981 dalla galleria modenese Mazzoli, all’inizio si
firmava Samo (Same Old Shit). E nel 1989 un fantomatico Obey era in realtà il giovanissimo Shepard Fairey, oggi sapiente imprenditore di se stesso.
C’è ancora chi lavora nell’anonimato più radicale, come l’incappucciato Bansky; fra le sue sensazionali azioni occulte, quella di “esporre” al British
Museum un falso reperto archeologico ignorato a lungo dai curatori del museo. Quest’estate ha perfino organizzato in un centro turistico decaduto del
Sussex un evento mediatico, con trailer diffuso dal web e prevendita: “Dismaland” (dismaland.co.uk) ha attirato gente da tutto il mondo. Era dunque
tempo che uscisse in Italia un bel libro- strenna come quello di Duccio Dogheria (autore anche del dossier
Street Art, n. 315, Giunti
Editore), con un taglio azzeccato e originale. Nella prima parte recupera le fonti più remote, dai graffiti preistorici ai murales messicani, dalle
scritte di Pompei alla propaganda di epoca fascista, dai giornali affissi ai muri e non in vendita delle rivolte studentesche alle azioni illegali
degli “sprayer” anni Settanta, per arrivare nella seconda alla Street Art vera e propria degli ultimi decenni, ai suoi tanti artisti e alle tecniche
più varie. In questo bailamme Dogheria storicizza, fa ordine e ben spiega come raccapezzarsi.