Non mancarono esperienze significative a Genova e a Torino, le altre due città dell’allora triangolo industriale, ma il polo principale fu ancora Milano, che divenne in quegli anni un grande centro di attrazione per designer provenienti da altre zone d’Italia e dall’Europa.
All’uscita dal conflitto bellico, i grafici che avevano esordito durante il fascismo ripresero a lavorare in una Milano semidistrutta, che tuttavia si avviava a vivere un momento di grande vitalità economica e culturale. Alcuni di loro avevano partecipato alla Resistenza, progettando fra l’altro materiali per la stampa clandestina e lavorarono negli anni della ricostruzione animati da un forte impegno civile e politico.
Emblematico da questo punto di vista è il caso di Albe Steiner (1913-1974) che, partigiano in val d’Ossola, nel 1945 fu con Gabriele Mucchi il regista delle mostre della Liberazione e della Ricostruzione e - nel corso della sua intensa carriera, condotta sempre insieme alla moglie Lica Covo (1914-2008) - collaborò assiduamente con il Partito comunista italiano. Il suo lavoro con Elio Vittorini per il periodico “Il Politecnico”, pubblicato da Einaudi tra il 1945 e il 1947, fu la prima di una lunga serie di collaborazioni fra intellettuali e grafici, animata da una forte istanza di democratizzazione della cultura.

