di quella fiducia nel futuro che aveva caratterizzato l’ascesa della grafica come linguaggio della modernità.
Gli anni Settanta furono attraversati da spinte sociali e politiche spesso anche violente, ma parallelamente videro l’esplosione creativa, nella scena underground, di una miriade di riviste e pubblicazioni autoprodotte, volantini, ciclostilati, giornali murali. Temi e simboli visivi della controcultura - dai nuovi linguaggi del fumetto e dell’illustrazione fino alle questioni di genere e alla rivoluzione sessuale - invasero persino la comunicazione aziendale, come si vede negli house organ “Caleidoscopio” e “Humus”, che Sassi e il suo socio Albergoni curarono per Busnelli e Iris Ceramiche nello stesso periodo in cui fondavano la casa discografica Cramps.
In questo periodo, crebbe anche la presenza delle donne attive nella professione che tuttavia, nonostante i cambiamenti in corso, continuarono a incontrare difficoltà di riconoscimento: fra le altre, Adelaide Acerbi Astori (1946-2009), Simonetta Ferrante (1930), e Titti Fabiani (1939).
Contemporaneamente in Italia si avviava il passaggio verso una società postindustriale, cui corrispondeva una fase di ripiegamento della grande impresa, stretta fra le difficoltà economiche e l’inasprirsi delle lotte sindacali. A diventare sempre più un punto di riferimento per i grafici furono le aziende medie e piccole del made in Italy, che consolidavano in quegli anni il proprio mercato, anche sull’onda del successo internazionale del design italiano, consacrato nel 1972 dalla mostra Italy: the New Domestic Landscape al MoMA di New York. Come si è detto, la collaborazione dei professionisti della grafica con le imprese del design era cominciata già nel dopoguerra: fra i tanti esempi eccellenti, Iliprandi per Arflex, Confalonieri e Negri per Boffi e Tecno, Coppola per Bernini e Tovaglia per Flos(14).
