Tuili, piccolissimo comune sardo, solo mille anime nel Campidano, a cinquanta chilometri da Oristano e vicino al nuraghe di Barumini, vanta un immenso tesoro: il polittico del Maestro di Castelsardo, alto cinque metri e mezzo e largo tre e mezzo; forse, l’opera rinascimentale più importante nell’isola. È nella chiesa di San Pietro Apostolo, una sola navata, consacrata nel 1489 ma molto rimaneggiata, prima cappella a destra. Il capolavoro, restaurato per l’ultima volta a metà degli anni Ottanta, è ammalato; e non si riescono a trovare i (pochissimi) quattrini necessari per curarlo. Questa è purtroppo una storia di ordinaria incuria; l’ennesima mancanza di rispetto per un capolavoro del nostro patrimonio artistico, e neppure tra i meno importanti.
La superficie dipinta delle dieci scene da cui è composta la macchina d’altare è ora pervasa da una ventina di piccoli foglietti di carta di riso, per bloccare altrettanti sollevamenti di colore; e i ponticelli di legno che la collegano all’impalcatura d’alluminio da cui è sorretta, un intervento dell’Istituto del restauro negli anni Settanta, sono tarlati: se gli infestanti animaletti si propagassero alle tavole, sarebbero dolori ancora più gravi. E loro, si sa, sono assai veloci a scavare e a moltiplicarsi.
Lanciano l’allarme una guida ambientale del luogo, Roberto Sanna, il sindaco Celestino Pitzalis, e Lucia Siddi, funzionaria della Soprintendenza di Cagliari. Dice Sanna: «Ogni giorno lo vedo in quelle condizioni, e ci sto male». Dice il sindaco: «Non è da poco tempo che cerchiamo i fondi per potere intervenire. E bisogna farlo con urgenza. In chiesa c’è anche un organo importante, un Mancini del 1753, pure aggredito dai tarli».

