Circa un anno fa si insediava come nuovo direttore di Palazzo Strozzi, succedendo a James Bradburne che lo ha fatto diventare uno dei principali poli espositivi del paese: cosa significa raccogliere un’eredità del genere? I risultati della Fondazione sono stati straordinari e in pochi anni si è riusciti a inserire una realtà nuova nel mondo delle esposizioni internazionali. Credo che un’istituzione giovane possa offrire vantaggi e grande libertà. Sotto la mia direzione Palazzo Strozzi accentuerà la propria vocazione sperimentale, puntando sulla qualità dell’offerta e sul contenuto. La prossima mostra, in partenza a marzo 2016, si intitola Da Kandinsky a Pollock: è una sorta di cedimento a un’ormai consolidata prassi che vuole, nel titolo della mostra, l’espressione “Da... a...” con due nomi di grandi artisti, oppure è qualcosa di più?
Si tratta naturalmente di molto di più! Stiamo parlando di una mostra complessa e difficile da incasellare in un titolo. La mostra racchiude un centinaio di assoluti capolavori d’arte moderna, ma non è soltanto una rassegna di grandi opere, bensì un evento dal raffinato taglio scientifico e curatoriale. Si tratta di una mostra che studia le avanguardie artistiche americane ed europee tra anni Quaranta e Sessanta attraverso le collezioni di Peggy e Solomon Guggenheim, il loro gusto e le loro personalità. Il titolo da “blockbuster” è nato dall’esigenza di comunicare un messaggio complesso a un pubblico vasto: il sottotitolo La grande arte dei Guggenheim rende forse meglio il senso della mostra.
Prima di Natale è arrivato l’annuncio di una grande mostra di Ai Wei Wei per l’autunno.
La mostra autunnale del 2016 sarà la prima monografica italiana di Ai Wei Wei. Si tratterà di una mostra fatta su misura per Palazzo Strozzi, che vorrà presentare al grande pubblico uno dei più importanti e controversi personaggi dei nostri tempi, un artista in grado di misurarsi con tematiche di grande rilievo dal punto di vista politico, sociologico e storico. Pensare a una sua grande monografica a Strozzi significa pensare a Firenze come a una città in grado di produrre cultura contemporanea a livello internazionale, e non solo adagiata sulle glorie del proprio passato.
Il contemporaneo non sarebbe comunque una novità per Palazzo Strozzi che, accanto alle mostre di maggior richiamo, ha sempre proposto un panorama contemporaneo fitto e parecchio interessante.
Fino a ora il contemporaneo era stato appannaggio della Strozzina, ovvero delle sale sotterranee e più piccole di Palazzo Strozzi. A partire dalla mostra di Ai Wei Wei il contemporaneo invaderà tutto il palazzo, pensato come un unico spazio espositivo. L’esperienza della Strozzina è stata molto importante e a Firenze ha rappresentato per anni la principale offerta contemporanea, creandosi un pubblico di affezionati. Ora è il momento di pensare più in grande, cercando di costruire mostre di respiro internazionale per rendere il linguaggio dell’arte contemporanea accessibile a un pubblico più vasto. Penso che anche a Firenze i tempi siano maturi.
E per quanto riguarda l’antico?
Non mi voglio certo far mancare il piacere di organizzare a Strozzi delle importanti mostre d’arte antica, sulla scia dei successi di Bronzino e di Rosso e Pontormo. Ci vorrà solo un po’ più di tempo. Organizzare una mostra sul Quattro o Cinquecento richiede tempi lunghi. Inoltre non si potrebbe pensare di fare una mostra d’arte antica senza contare sulle collezioni dei musei italiani e la recente riforma, con tutti i cambiamenti che ha coinvolto, ha comprensibilmente creato un temporaneo stallo e un contesto diverso rispetto al passato. Palazzo Strozzi ha già in cantiere due grandi mostre d’arte antica nel 2017 e 2018, ma è ancora troppo presto per parlarne.
Un’ultima domanda: tre sfide che Palazzo Strozzi dovrà affrontare nell’immediato futuro?
La programmazione di lungo periodo, la sfida del pubblico, ovvero dobbiamo saper attrarre un pubblico più globale e parlare a culture diverse dalla nostra, e la “mission” pubblica di Palazzo Strozzi: dobbiamo ribadire l’importanza della nostra “mission” culturale.
