Il gusto dell'arte


l’essenzialeè di rigore

di Ludovica Sebregondi

Un viaggio nel Bel Paese alla scoperta delle tradizioni culturali e sociali che legano arte e cucina regionale. Seconda tappa: Toscana

«Il paese è stampa, più che pastello; linea, spirito, pensiero. L’odore di cucina campestre, il sapore di un baccello, di un cantuccio di pane casalingo, o la fragranza di un ciuffo di nepitella, hanno una preziosità che, più che ai sensi, parla all’intelletto». Le parole dello scrittore Bino Samminiatelli delineano concisamente - e con grande poesia - lo spirito di una regione, la Toscana, che si offre al mondo come luogo dell’immaginario, non solo per la bellezza dei suoi panorami e delle straordinarie opere d’arte che conserva, ma anche per quell’insieme di rigore e semplicità che ha caratterizzato la sua cucina nei secoli, e che ancora oggi la connota. 

Caratteristiche dovute al terreno spesso sassoso e scabro, poco adatto a colture estensive, che necessita di un lavoro aspro e continuo per ottenere produzioni limitate, ma di qualità eccelsa: olio e vino, verdure sapide e croccanti, manzi di razza chianina, animali da cortile. 

Un quadro in parte legato a un’immagine idealizzata della campagna toscana, mentre a lungo la popolazione ha sofferto la fame, e non solo nei periodi di carestia.


Lorenzo Lippi, Esaù cede la primogenitura (1645), Firenze, Seminario arcivescovile.