In essa può rinascere tutto ciò che ci è caro. L’homme qui mesure les nuages ha le sembianze del fratello di Fabre, Emile, prematuramente scomparso. È un’opera in bronzo dorato rivestita da vernici per aereo resistenti alle intemperie. La scaletta pericolante su cui egli è arrampicato ha la forma tipica di quelle da biblioteca, come se l’universo stesso fosse una biblioteca infinita e si potesse arrivare a comprenderlo con il solo aiuto del più elementare degli strumenti, una semplice riga millimetrata. Allo stesso modo, Jan Fabre sembra pensare che il lontano futuro utopico si possa raggiungere al ritmo lentissimo, ma inarrestabile, degli spostamenti di una tartaruga. Nella scultura Searching for Utopia (2003) egli raffigura se stesso, con le redini ben salde in mano, a cavallo di questo saggio e lungimirante animale. È anche un omaggio a Janneke e Mieke, le tartarughe della sua infanzia.
L’uomo che dona il fuoco (2002), moderno Prometeo, non resta confinato nella sua antica storia. Realisticamente il suo mito rinasce nella vita
vissuta da chi fa accendere una sigaretta a un amico. L’opera raffigura l’artista stesso che, tirandosi la giacca sopra la testa con un gesto
particolarmente intimo e quotidiano, cerca di proteggere dal vento la fiamma di un accendino.
