Soggezione, ammirazione, un po’ di invidia, sicuramente. Come non essere invidiosi (un po’) di un collega tanto bravo? Picasso, che era un suo grande estimatore («quel bastardo è davvero proprio bravo», diceva di lui), pensando a quali delle proprie opere avrebbe voluto esposte nelle sale del Louvre (era il 1946) si immaginava “vis-à-vis” con la tela che più amava di Delacroix, Donne di Algeri nei loro appartamenti, un dipinto costruito con un’orgia di colori setosi, risalente al periodo dei viaggi in Nord Africa del maestro.
Eugène Delacroix è stato il più famoso e imitato artista francese dell’Ottocento, maestro della modernità. Oggi la National Gallery di Londra gli dedica una mostra con l’intento di render conto dell’enorme influenza che questo pittore ebbe sui contemporanei e sugli artisti attivi per ben cinque decenni successivi alla sua scomparsa (avvenuta a sessantacinque anni, il 13 agosto 1863). Il suo primo estimatore, Charles Baudelaire, così si esprimeva in occasione dell’Esposizione universale del 1855: «Delacroix mi sembra l’artista più capace di esprimere la donna moderna, soprattutto la donna moderna nella sua forma eroica, infernale o divina. Essa possiede altresì la bellezza fisica moderna, l’aria trasognata, ma il seno florido, con un petto minuto, il bacino ampio, e braccia e gambe armoniose».
