Le prime commissioni
a Firenze

Nel 1457 Andrea afferma di essere stato educato all’arte dell’oreficeria secondo una prassi comune anche ad altri grandi artisti del tempo come Brunelleschi, Ghiberti e Antonio Pollaiolo.

Opere come i bottoni da piviale, lavori di cesello minuzioso e prezioso, e le tazze all’antica caratterizzate da un formato maggiore del normale e da una caleidoscopica inventiva, attestano la notevole versatilità del peritissimo orafo Verrocchio nel passare dal piccolo al medio, al grande formato dove l’ornamento giocava un ruolo fondamentale(26). Vasari descrive un soggiorno a Roma di Andrea(27), allora all’inizio della sua carriera, per eseguire dei lavori di oreficeria per papa Sisto IV della Rovere, sul soglio pontificio dal 1471 al 1484. All’inizio degli anni Sessanta del Quattrocento, Verrocchio era ben introdotto nel vivace ambiente artistico fiorentino non solo come orafo, ma anche come scultore e architetto(28). Lo scultore cinquecentesco Baccio Bandinelli, in una missiva edita a cura di Giovanni Gaetano Bottari(29), attesta che Andrea frequentava le più famose botteghe scultoree del tempo ed era attivo nell’équipe di Ghiberti per i lavori alle porte del battistero fiorentino con Antonio e Piero del Pollaiolo, Desiderio da Settignano e Maso Finiguerra. Fonti(30) come l’Anonimo Magliabechiano, Antonio Billi, Giovanni Battista Gelli e Filippo Baldinucci attestano che Andrea era entrato nella bottega di Donatello prima del soggiorno senese di quest’ultimo tra il 1457 e il 1461 e che poi avrebbe frequentato le botteghe di Desiderio o dei Rossellino. Vasari(31) attribuisce al giovane Andrea la lunetta del monumento funebre di Leonardo Bruni, eseguito da Bernardo Rossellino nel 1451 in Santa Croce a Firenze. Il Billi e l’Anonimo Magliabechiano attestano, invece, la partecipazione di Andrea all’esecuzione del tondo della tomba di Carlo Marsuppini realizzata nella stessa basilica da Desiderio tra il 1453, anno della morte del cancelliere, e il 1460.