Arte contemporanea 


Christo sul lago
di Iseo

Cristina Baldacci

A giugno il lago d’Iseo verrà temporaneamente attraversato da una lunga striscia di colore come fu per Central Park una decina di anni fa con l’intervento di Land Art The Gates (1979-2005). La notizia che, dopo più di quarant’anni, Christo è tornato in Italia con uno dei suoi straordinari progetti, ha ormai fatto il giro del mondo - anche perché da mesi l’artista è alacremente al lavoro sul posto insieme ai suoi collaboratori e a una schiera di aiutanti locali. 

Per due settimane (dal 18 giugno al 3 luglio) l’opera ambientale e partecipativa The Floating Piers permetterà ai visitatori di passeggiare sulle acque del lago grazie a una serie di pontili galleggianti collocati tra Sulzano e Montisola - con un collegamento fino all’isola privata di San Paolo - e agli abitanti della stessa Montisola di raggiungere facilmente la terraferma, abbandonando per una volta barca e traghetto. 

Il sistema di pontili mobili e “fluttuanti” in polietilene progettato da Christo (largo sedici metri e lungo tre chilometri) verrà ricoperto da circa settantamila metri quadrati di tessuto oro-aranciato: una venatura di colore sulla superficie verde del lago d’Iseo che produrrà un impatto estetico-visivo, oltreché emozionale, molto forte nella relazione con il paesaggio. «I nostri progetti sono legati fisicamente all’atto di camminare. Sono ideati appositamente per essere accessibili e per stare intorno all’osservatore», ha dichiarato Christo nell’intervista che accompagna questo suo ultimo “Water Project”, e la mostra organizzata per l’occasione, parlando al plurale, come se sua moglie Jeanne-Claude, scomparsa nel 2009, fosse ancora con lui(*)

Nella sua lunga carriera The Floating Piers è il quarto dei progetti realizzati in Italia. Segue infatti gli “impacchettamenti” di una torre medievale e della fontana in piazza del Mercato a Spoleto (1968); delle statue di Vittorio Emanuele II in piazza Duomo e di Leonardo in piazza della Scala a Milano (1970); delle Mura aureliane, nel tratto finale di via Vittorio Veneto, a Roma (1974). Ma è anche il primo intervento italiano che in parte si discosta, anche se lo scopo rimane lo stesso, dall’azione dell’impacchettare; pratica che Christo e Jeanne-Claude hanno adottato fin dall’inizio non per nascondere, ma, al contrario, per riattivare il valore iconico e simbolico di determinati luoghi e monumenti, mettendone in evidenza le caratteristiche ambientali e culturali. 

The Floating Piers, di cui la concomitante retrospettiva al Museo di Santa Giulia a Brescia (fino al 18 settembre) offre un’ampia documentazione, non è l’unico progetto della coppia che ha coinvolto porzioni di mare, lago o fiume. Altrettanto spettacolari sono stati i “Water Projects” pensati per la costa australiana (Wrapped Coast. One Million Square Feet, Little Bay, Sidney, 1968-1969), californiana (Running Fence, Sonoma and Marin Counties, 1972- 1976) e dello stato di Rhode Island (Oceanfront, Newport, 1974); per la Senna a Parigi (The Pont Neuf Wrapped, 1975-1985); per la baia di Miami (Surrounded Islands, Biscayne Bay, Greater Miami, Florida, 1980-1983). 

La prima data di tutti questi progetti non si riferisce alla realizzazione dell’opera, bensì all’inizio dei lavori di ideazione, spesso molto lunghi a causa di tutta una serie di questioni politiche, sociali, ambientali, economiche e burocratiche che Christo e Jeanne-Claude hanno dovuto affrontare nel tempo. Ricordiamo che tutti i loro interventi sono autofinanziati tramite la vendita degli studi preparatori (disegni, collage, maquette) che portano al risultato finale. Questo è da sempre un elemento di sostenibilità, continuità, libertà, ma anche di grande impegno e consapevolezza, nel lavoro dei due artisti.


The Floating Piers: l’ultimo “Water Project” di Christo


Christo, The Floating Piers (Project for Lake Iseo, Italy), 2015.