XXI secolo
Arte biologica

opera
viva

Che l’impiego di elementi naturali abbia contribuito a creare, fin dai tempi remoti, opere d’arte spettacolari è cosa nota.
A partire dall’Ottocento, però, gli organismi viventi sono usati in modo consapevole anche per fini artistici.
Da allora la sperimentazione non si è fermata e ancora oggi la Bioarte è motivo di interesse e di accesi dibattiti da parte della critica.

Matteo Montanari

I sistemi biologici rientrano nel campo dell’arte non solo come fornitori di supporti o causa di deterioramento delle opere, ma anche come medium viventi di produzione artistica. In tal senso si intende come arte biologica l’arte prodotta attraverso l’utilizzo di piante, funghi, batteri e anche animali. 

L’uso consapevole di organismi viventi per fini artistici si potrebbe datare con le rivoluzioni scientifiche del XIX secolo, quando l’uomo inizia scientificamente a manipolare il vivente. Non mancano però produzioni ante litteram come per esempio i ninfei, misteriose grotte artificiali costruite all’interno di domus romane, dove muschi e piante - insieme a conchiglie, concrezioni calcaree e rami di corallo - formavano le decorazioni parietali insieme a sorprendenti giochi d’acqua. Nel Rinascimento tornarono di gran moda e famosi architetti, tra gli altri Pirro Ligorio, fecero rivivere i ninfei nei loro giardini all’italiana. Un esempio lo si può ammirare nel Sacro bosco di Bomarzo (Viterbo), dove la scelta del peperino (una roccia facilmente colonizzabile da muschi e licheni variopinti) caratterizza il ninfeo e tutte le altre statue presenti nel parco, armoniosamente integrate in una selva naturale.


Eduardo Kac, GFP Bunny (2000).