«Mi divertiva moltissimo vederlo lavorare, vedere queste cose, così leggere, colorate, inventate, vederle uscire fuori da questi forbicioni da lattoniere, e vederlo mentre prendeva l’equilibrio fra un peso e l’altro con le stecche di filo di zinco. E poi vederlo vivere. Oltre che vederlo lavorare». Con queste parole il fotografo italiano Ugo Mulas (1928-1973) descrive le sue sensazioni ed emozioni nell’essere di fronte non solo ad Alexander Calder artista ma anche all’uomo.
Quella di Calder (1898-1976) fu una carriera artistica intrapresa quasi per divertimento, e una simpatica ironia del destino lo porterà ad amare talmente tanto quei balocchi con cui aveva giocato da bambino da sentire il bisogno di progettarli e realizzarli in età adulta.
