Nella Vienna dei primi decenni del XX secolo, terza metropoli d’Europa e con una popolazione in rapidissima ascesa (in pochi anni da quattrocentomila a due milioni di persone), si afferma una creatività senza uguali. Nel campo della letteratura, dell’arte, della scienza, fiorisce di tutto: da Freud a Schnitzler, da Karl Kraus a Musil, da Schönberg ad Adolf Loos.
In questo mondo alcuni giovani artisti e architetti, impregnati di un idealismo positivo tutto teso verso il fare, si pongono il problema di che cosa significhino arte e creatività, e assumono entrambe come armi per sovvertire il tranquillo ordine esistente all’interno delle istituzioni conservatrici della loro professione.
Tra i protagonisti della mostra Il vetro degli architetti alla Fondazione Cini di Venezia ci sono coloro che, insieme a molti altri, si dissociano dalla Wiener Kunsthaus, dove impera l’imitazione delle forme del passato. Costoro si ricollegano ad Arts and Crafts, il movimento nato in Inghilterra nella metà dell’Ottocento che ha istituito un rapporto fra creatività e tradizione, credendo nella potenzialità inventiva presente in ogni attività umana, prima fra tutte l’artigianato.
II 3 aprile 1897 Gustav Klimt (pittore), Koloman Moser (pittore), Josef Hoffmann (architetto), Joseph Maria Olbrich (architetto) e altri ancora fondano la Secessione viennese.
