Nel pomeriggio di giovedì 24 febbraio 1949, a Firenze, le sale del nuovo spazio espositivo «La Strozzina. Mostre permanenti d’arte figurativa e manifestazioni culturali e musicali» situato nei sotterranei di palazzo Strozzi vennero inaugurate con le opere della collezione di Peggy Guggenheim. Direzione, organizzazione e segreteria furono affidate allo Studio italiano di storia dell’arte, fondato e diretto da Carlo Ludovico Ragghianti, vero “deus ex machina” che era affiancato da un Consiglio direttivo tecnico di cui facevano parte, tra gli altri, gli storici dell’arte Luisa Becherucci, Enzo Carli, Cesare Gnudi, Giuseppe Marchini, Luisa Marcucci, Licia Collobi Ragghianti, Mary Pittaluga, il direttore del Vieusseux Alessandro Bonsanti, il critico Michelangelo Masciotta, i pittori Giovanni Colacicchi e Ottone Rosai, gli scrittori Piero Bargellini e Arturo Loria, Marjorie Ferguson direttrice dell’Usis (United States Information Service) di Firenze che aveva sede nello stesso palazzo, l’editore Enrico Vallecchi, l’architetto Riccardo Gizdulich della Soprintendenza ai monumenti. Personalità della cultura, influenti all’epoca non solo a Firenze.
Peggy Guggenheim, tornata in Europa dagli Stati Uniti nel 1947, alla 24. Biennale del 1948, la prima dopo la fine della guerra, aveva esposto la propria collezione con l’allestimento di Carlo Scarpa nel padiglione greco rimasto vuoto a causa della guerra civile. Il successo, anche di pubblico, era stato straordinario.
Ragghianti, che aveva fatto parte della giuria della Biennale, si fece avanti, chiedendo la collezione per la Strozzina. A Firenze, rispetto alla
Biennale veneziana, fu aggiunto circa un terzo di opere inedite per il pubblico italiano, per un totale di centocinquantasette, riunite nel piccolo
ma accurato catalogo che in copertina propone Il bacio di Max Ernst.
