Con Painters’ Paintings. From Freud to Van Dyck (23 giugno - 4 settembre) la National Gallery di Londra offre al pubblico un esempio di mostra dal profilo critico avanzato quale difficilmente si potrebbe trovare in altri paesi, in particolare in Italia. L’impressione che si ha, considerando l’impostazione curatoriale di questa esposizione, è quella di trovarsi di fronte a un evento molto “pensato” e a un luogo ospitante talmente conscio delle proprie forze - culturali ed economiche - e talmente accreditato a livello internazionale, da potersi permettere un progetto indirizzato esplicitamente alla fascia più competente del pubblico.
Ma di cosa tratta esattamente questa mostra? La curatrice, Anne Robbins, partendo da un episodio - il lascito nel 2011 della Donna italiana o Donna con
manica gialla (L’italiana) di Corot alla National Gallery da parte di Lucian Freud «per ringraziare il popolo britannico dell’accoglienza riservata alla
sua famiglia» - si è chiesta per quali motivi i pittori abbiano scelto, nel corso dei secoli, di acquistare determinati quadri per la propria collezione
privata e il proprio piacere. Più precisamente Robbins ha inteso indagare: quali quadri, nel corso della storia, alcuni importanti pittori hanno scelto
di tenere nel proprio ambiente più intimo e personale; in che modo tali quadri hanno influenzato l’evoluzione stilistica degli artisti; quale
significato possiamo trarre mettendo a confronto la produzione di un pittore e i quadri che ha scelto di possedere. Per comprendere a fondo una mostra
di questo tipo occorre avere una serie di competenze che potremmo definire “avanzate”, ecco il principale motivo per cui un pubblico di appassionati non
dovrebbe perdere l’occasione di visitarla.