Non vi è dubbio che l’incisione sia il supporto ideale per esprimere l’erotismo di Hans Bellmer (Kattowitz 1902 - Parigi 1975) così lontano da ogni frivolezza, da ogni leggerezza o facilità. Il suo sguardo penetrante sul corpo pare espresso perfettamente dai fini e freddi strumenti dell’incisore: la punta secca, lo scalpelletto d’acciaio, il mordente utilizzati per solcare le strette placche di rame. Avendo sempre il corpo femminile come modello - e ossessione - per le sue creazioni, l’artista tedesco sviluppò la sua creatività con diverse tecniche: dalla pittura, poca, la fotografia, la costruzione di oggetti erotici tra i quali le sue famose bambole, fino al disegno e all’incisione che di fatto furono le due pratiche che lo elevarono al rango di grande artista.
Dopo aver studiato e vissuto a Berlino si trasferì a Parigi nel 1936, costretto a scappare, benché pressoché sconosciuto, perché, come altri artisti,
considerato “degenerato” dal potere nazista. Le sue ossessioni furono ben accolte in territorio francese dove fu immediatamente adottato dal movimento
surrealista. André Breton gli scrisse subito «niente di più pericoloso che questa visione che vi dobbiamo sul mondo. Voi ci consegnate il Segreto». Le
sue rappresentazioni erotiche si spingevano sicuramente più lontano di quelle dei suoi predecessori e contemporanei che trattavano lo stesso tema:
Félicien Rops, George Grosz, Otto Dix, Jean Fautrier, André Masson.
