Il 1972 fu un anno cruciale nella carriera di Edward Kienholz (Fairfield, Washington, 1927 - Sandpoint, Idaho, 1994). Uno dei suoi lavori più controversi sul tema della discriminazione e della violenza razziale, Five Car Stud (1969-1972), venne presentato alla Documenta di Kassel suscitando l’interesse del pubblico e della critica europea(1) ben lontani dal puritanesimo che ancora aleggiava negli Stati Uniti e che per anni ha oscurato la fortuna dell’artista nel suo paese. Nel 1972 iniziò anche la collaborazione con la sua quinta moglie, Nancy Reddin (Los Angeles, 1943), che da allora cofirmò tutti i lavori insieme a lui, anche se la decisione fu riferita ufficialmente soltanto nel 1981. Il sodalizio artistico di fatto non modificò l’estetica di Kienholz, ma diede un nuovo slancio alla sua pratica: in Nancy egli trovò una valida alleata e sostenitrice, oltre che un’attenta esecutrice testamentaria. Dalla sua scomparsa nel 1994 è stata lei a occuparsi della supervisione degli allestimenti delle mostre e della corretta ricezione del lavoro di entrambi, cosa non semplice visto l’ostracismo di certa critica americana e la natura delle loro opere, che ne rende difficile la presentazione e conservazione. Quelle dei Kienholz sono perlopiù sculture e installazioni di dimensioni ambientali realizzate assemblando oggetti trovati e calchi di parti del corpo di persone reali (spesso amici e conoscenti della coppia), in cui si avverte l’influenza surrealista, neodada e pop, ma con un’inflessione ben più perturbante e macabra.
Arte in copia
Edward e Nancy Kienholz
ACCUMULATORI
DI SIMBOLI
Angoscianti, crude, macabre: così si presentano le opere dei coniugi Kienholz. Dopo la morte di Edward nel 1994 è Nancy, sua quinta moglie, a portare avanti il lavoro di entrambi spesso ostacolato da una parte della critica americana e motivo di scandalo per l’opinione pubblica.
di Cristina Baldacci