IN PRINCIPIO SARÀ IL SOLE
Almeno dal 1997, quando pubblicò il suo studio su Lorenzo Lotto “alchemico”, Mauro Zanchi si occupa, fra le altre cose, del più enigmatico pittore
veneziano del Cinquecento, genio inquieto e giramondo, come spesso viene definito, sulla cui figura umana e sulla cui opera artistica resta difficile
scrivere, più ancora, se lecito, che per altri grandi maestri suoi contemporanei, la parola fine (nel senso di fine delle ricerche, o
d’interpretazione “definitiva”, come si usa dire). Lo studioso bergamasco da tempo si occupa d’iconologia in relazione all’arte veneta del
Cinquecento, e non solo per quanto riguarda le figurazioni affascinanti e dense di significati simbolici di Lorenzo Lotto (ricordiamo le sue dotte
interpretazioni su alcune “figure” di Palma il Vecchio o Tiziano). In questa sua ultima fatica, dotata di una completa documentazione iconografica,
Zanchi analizza, con dovizia di rimandi e interpretazioni senza precedenti, le celebri tarsie lignee nel coro della basilica di Santa Maria Maggiore a
Bergamo, senza dubbio, come lui stesso lo definisce, «uno dei più seducenti percorsi iniziatici del Cinquecento »: davvero un «coro della memoria»,
giacché Lotto ricorse in questo ambiente sacro a un’infinità di riferimenti, tutti collegati fra loro da una serie intricatissima (per noi moderni) di
simbologie astrologiche e filosofiche, in gran parte legate ai concetti neoplatonici dell’armonia celeste. Impossibile anche semplicemente
sintetizzare il senso della ricerca, così documentata, dell’autore, che peraltro avverte come già nel Cinquecento, per ben interpretare il simbolico
percorso di queste immagini, il fruitore di tanto spettacolo dovesse possedere, oltre che una cultura filosofica adeguata, una «grande prontezza di
spirito e agilità di pensiero ». Pagina per pagina, Zanchi srotola il bandolo della matassa della ricca messe di figure disegnate da Lotto per queste
tarsie: insegnamenti morali, imprese simboliche, enigmi un po’ meno enigmatici, finalmente.