C'è chi dice sì. Che cinema e pittura abbiano un minimo comun denominatore e che questa sia l’animazione. Che l’animazione sia il culmine in cui il cinema diventa arte visiva. Che un disegno o un dipinto prima o poi aspirino al movimento come l’essere umano al volo e questo volo sognato è l’animazione. Queste risposte paiono oltremodo vive in Italia se Giannalberto Bendazzi, forse il massimo studioso mondiale di riferimento, ha deciso di coniare il termine di corrente neopittorica per alcuni nostri animatori, termine attorno al quale Priscilla Mancini, sua allieva, ha costruito un libro: L’animazione dipinta, Tunué 2016. «Il cinema d’animazione è una magia, l’alito soffiato dentro un disegno»; «Il sogno di tanti pittori del passato: far muovere un quadro». Le due frasi, di Mara Cerri e di Ursula Ferrara, indicano due vie dell’animazione, quella che parte dall’illustrazione e quella che viene dalla pittura tradizionale a olio; Cerri, con Magda Guidi, ha realizzato dall’omonino libro per bambini il bel Via Curiel 8. Con questa operazione è come se l’animazione avesse reso universale il messaggio del libro.
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A OGNI CORTO.
I NeOPITTORICI
di Luca Antoccia