A PARIGI

Ammaliato dalla vitalità di Parigi, stupito dalla grandezza della città e dall’effervescenza del «movimento artistico che vi si svolge», Zandomeneghi, nei mesi seguiti all’arrivo, non s’occupò d’altro che di «guardare, guardare, guardare».

Le ripetute visite al Salon, e l’esposizione nel palazzo del Corps Legislatif di prestigiose raccolte private d’arte sette-ottocentesca, gli permisero di farsi «un’idea molto esatta della storia artistica francese dal Settecento ai nostri giorni», come scrisse a Signorini nell’agosto 1874, mettendolo a parte delle sue prime esperienze parigine.

E se la curiosità intellettuale, che lo aveva indotto a recarsi a Parigi per avere una visione più ampia e complessa dell’arte moderna, lo spronava a osservare quante più novità pittoriche possibili, la sua competenza d’artista ormai maturo gli consentì di orientarsi con sicurezza in mezzo alla miriade delle opere esposte, cogliendo le maniere più confacenti al suo temperamento e alla sua cultura. Così giudicò ostentata e brutta l’originalità di Manet, riconoscendo, però, che «nei suoi felici momenti ricorda assai la tradizione spagnuola», apprezzò il Portrait de mon grand-père di Bastien-Lepage, «la pittura forse più sana più semplice più giovane dell’esposizione», e fu Corot il più ammirato fra i tanti che lo interessarono, perché, seppur di «mestiere», «ogni sua opera rivela una poesia indefinita piena di bontà e di dolcezza, una nota di colore originalissima, una fattura inimitabile».


La disposizione di spirito che aveva portato Zandomeneghi a considerare senza pregiudizi la pittura francese, lo pose in una condizione di grande apertura nei confronti di quell’arte di cui aveva cominciato a intendere la potenza espressiva e l’ingegnosa fertilità, e ad apprezzarne in particolar modo la varietà dei concetti e dei riferimenti estetici, «segno evidente del rispetto che sente la critica per ogni diversa manifestazione d’un sentimento individuale»; aspetto, questo, dinanzi al quale l’artista era molto suscettibile, ritenendo che l’opinione dei critici raramente tenesse conto delle idee e della volontà degli artisti.


Edgar Degas, Femme nue s’essuyant le pied (1885-1886); Parigi, Musée d’Orsay.