È una testimonianza in più del valore di un artista che ha sempre sviluppato le proprie qualità invece di cercare di prendere a prestito quelle degli altri», scriveva Arsène Alexandre nella prefazione al catalogo della mostra del pittore allestita nel maggio 1893 nella galleria di Paul Durand-Ruel, la prima a lui dedicata dal mercante parigino (ne sarebbero seguite altre due, nel 1897 e nel 1903).
Erano pastelli, quadri e disegni tutti intonati al medesimo canto: figure di donne e fanciulle ritratte in vari momenti della loro vita privata, e quasi
sempre in stanze precluse alla luce del sole, nelle quali il critico individuava assonanze con il garbo e l’eleganza delle invenzioni di Fragonard, di
Boucher, dello stesso Chardin di cui alcune sembrano possedere l’aulica semplicità.
A distanza di qualche mese dalla mostra, Durand-Ruel proponeva all’artista un contratto che lo impegnava a dipingere un numero consistente di quadri
tutti imperniati sulle immagini di giovani donne. La decisione di stabilire un duraturo rapporto con Zando era dipesa dall’interesse suscitato dai suoi
quadri e pastelli esposti dal mercante nelle gallerie di Parigi e di New York, come sappiamo da una lettera inviata dall’artista a Martelli nel novembre
1894, dove, con il senso di autocritica che gli era connaturato, egli, schernendosi, asseriva che era stato «soprattutto il bisogno d’un pittore di
figura nuovo da imporre ai clienti» a indurre Durand-Ruel a richiedere la sua collaborazione, «Degas non producendo più che a sbalzi e a capriccio e
Renoir facendo lo stesso».