All’inizio degli anni Settanta, Moebius, al secolo Jean Giraud, disse che una storia poteva essere anche a forma di “farfalla”, o di “elefante”. Con questo non voleva dire che le pagine dovevano essere di foggia diversa da quella rettangolare, ma solo che era stufo di storie con una scansione narrativa in cui spesso l’inventiva grafica era in secondo piano. All’epoca Moebius usciva dai primi dieci anni di lavoro sul serial western Blueberry (che avrebbe continuato per altri decenni). Ogni pagina era divisa in quattro strisce e ogni striscia in tre o quattro vignette. Le storie scritte da Jean-Michel Charlier erano serrate e magnifiche, ma ingabbiavano la vena fantastica e immaginifica di Moebius. Fu allora che insieme ai compari Dionnet, Druillet e Farkas, Moebius fondò Les Humanoïdes Associés (casa editrice specializzata nel fumetto e nella graphic novel) e con loro portò avanti la supremazia della forma, del disegno sul contenuto e sulla storia. Se da un lato Moebius rivoluzionò il modo di disegnare fumetti, dall’altro ogni disegnatore pensò di essere capace di scriversi le proprie storie, con risultati spesso e volentieri disastrosi (successe anche a Moebius, e ancora oggi assistiamo alla stessa cosa con molti graphic novel). Tanti, compreso Moebius, andarono a Canossa, ma editori e sceneggiatori avevano capito la lezione.
Uno per tutti il già citato Charlier, che diede più spazio al segno di Moebius e insieme a lui realizzò uno straordinario ciclo di albi di Blueberry. In
Italia questa discussione venne confinata perlopiù nelle riviste di fumetto, le quali chiusero tutte o quasi all’inizio degli anni Novanta. Molti di
questi autori andarono a infoltire i ranghi delle case editrici popolari, come Bonelli, Disney e molte altre. Lo spazio per ricerca grafica e narrativa
si è così progressivamente ristretto alle autoproduzioni o all’ambito di editori molto piccoli che sopravvivono grazie alla loro tenacia e perseveranza
come Teiera, Mammaiuto, Canicola, Grrrz Comic Art Books, anche se a volte “major” come Bonelli e Panini qualche spazio lo aprono. Da un paio d’anni si è
aggiunta l’esperienza portata avanti da “B comics - fucilate a strisce”, rivista curata dal grafico e fumettista Maurizio Ceccato insieme a Lina Monaco,
ed edita da Ifix Studio, società di comunicazione visiva, consulenza grafica e design che dal 2011, assieme a Oblique Studio, edita e cura anche “Watt”,
magazine di narrazioni e illustrazioni contemporanee, e che nel 2012 ha aperto una libreria a Roma, Scripta manent.