Blow up


gastel, lo specchIo
concavo, sIngh

di Giovanna Ferri

Giovanni Gastel (Milano, Palazzo ragione fotografia, fino al 13 novembre, www.palazzodellaragionefotografia.it) è l’occasione per entrare nel mondo dell’artista milanese (1955) approdato alla fotografia negli anni Settanta. Le sue immagini, tra moda, informazione e sperimentazione visiva, sono testimonianza di un cammino volto a una ricerca personale attraversata, fin dall’adolescenza, dalla sua grande passione: la poesia. Nipote del regista Luchino Visconti, Gastel ha approfondito i soggetti trattati proponendo delle serie diventate icone della sua lirica narrativa. Il suo lavoro, dagli esordi a oggi, è accompagnato da documenti biografici e professionali.

Lo specchio concavo (Bergamo, Baco - Base arte contemporanea odierna, Alt - Arte lavoro territorio, fino al 27 novembre, www.bacoartecontemporanea.it) rappresenta uno sguardo internazionale tutto al femminile, capace di scrutare la realtà in modo arguto e penetrante. Tra le altre, Letizia Battaglia (1935), Vanessa Beecroft (1969), Fatma Bucak (1982), Sophie Calle (1953), Joan Jonas (1936), Shirin Neshat (1957), Cindy Sherman (1954) hanno scelto la fotografia e la videoarte come mezzi prioritari della loro indagine dove la donna, al di là delle implicazioni di genere e delle questioni politiche e sociali, si fa portatrice di intuizioni inattese. Non a caso nella tradizione esoterica lo specchio concavo (qui titolo dell’esposizione) era usato da sibille, streghe, profetesse per accedere a una dimensione ultraterrena e ampliare così la propria sfera percettiva.


Shirin Neshat, Moon Song (1995).