Architettura per l'arte


un’opera identitaria
per la greCia del futuro

di Aldo Colonetti

A giugno è stata inaugurata ad Atene la Fondazione Stavros Niarchos, il centro multiculturale progettato da Renzo Piano: leggerezza delle strutture, composizione perfetta, luce diffusa e continua

Come sempre un bel progetto si vede dall’inizio, ovvero dalle prime intuizioni, i primi disegni e modellini realizzati dopo aver visitato il luogo e ascoltato le voci “silenziose” che lo abitano già da tempo.

Renzo Piano ha sempre progettato con questo atteggiamento, che si potrebbe dire di carattere “socratico”, e coerentemente seguendo il percorso, difficile, che una grande architettura porta con sé, arriva alla fine del lavoro, facendo scoprire a tutti noi, ma forse anche a se stesso, che le idee guidano la realtà. 2008, primi appunti e disegni; giugno 2016, inaugurazione della Fondazione Stavros Niarchos, un enorme intervento dove la cultura è protagonista, attraverso una serie di attività e funzioni da svolgersi all’interno di un grande parco che comprende la Biblioteca nazionale e l’Opera nazionale. Il tutto ospitato in un luogo tra il Partenone, da un lato, e il porto del Pireo, dall’altro: un’opera identitaria per la Grecia del futuro.

Già i primi disegni e soprattutto la prima maquette, dove è possibile individuare lo sviluppo successivo del progetto, segnano le tappe future: il terreno sotto il quale si sviluppa la parte ipogea dell’opera è stato rialzato, anche per consentire una diversa topografia, in grado di realizzare un dialogo visivo tra Atene e il mare. Da qui, l’invenzione di un’opera architettonica che si sviluppa attraverso una sorta di discesa verso il mare, al culmine della quale Piano ha disegnato una specie di belvedere, ricoperto da una copertura che sembra “volare” come se fosse un aliante. Intorno, un giardino straordinario, che accoglie e contestualizza i grandi volumi dell’architettura, che emerge progressivamente dal terreno; responsabile del “landscape” è Deborah Nevins, autrice anche di un labirinto che rafforza la relazione tra questo “nuovo” tempio della cultura, da un lato, e dall’altro lato, la memoria dei labirinti di più di duemilacinquecento anni fa, in particolare quello di Cnosso.