Il quattro settembre duemilasedici, nella Città del Vaticano, durante la cerimonia di canonizzazione di Anjezë Gonxhe Bojaxhiu cioè Madre Teresa di Skopje e di Calcutta, Jorge Mario Bergoglio, cioè papa Francesco, ha dichiarato: «Coloro che aiutano i fratelli, benché non lo sappiano, sono coloro che amano Dio».
Genesi 1, 1-5: «In principio creò Iddio il cielo e la terra. E la terra era deserto e solitudine, e oscurità era sulla faccia dell’abisso; ed un vento di Dio agitavasi sulla faccia dell’acqua. Dio disse: “Sia luce”; e luce fu. Iddio vide la luce essere buona cosa; Iddio separò la luce dall’oscurità. Dio chiamò la luce Giorno e l’oscurità chiamò Notte. Così fu una sera, e fu una mattina; un giorno».
Anche Robert Wilson appartiene alla schiera di coloro che amano Dio senza saperlo, senza pensarci. Egli celebra istintivamente, ogni giorno, la nascita
della luce descritta nella Genesi. Anche per lui la luce è cosa buona e nel suo teatro, la divide e la separa dall’oscurità. La luce non soltanto ha un
alfabeto, una grammatica, una sintassi, ma possiede pure un’armonia, un contrappunto, una tonalità e perfino un corpo. Robert Wilson, internazionalmente
noto come Bob, spesso dichiara di non essere un intellettuale. Essere intellettuale è un mestiere come un altro, come il posatore di piastrelle, per
esempio. C’è il posatore bravo e quello di cui non ci si può fidare; c’è l’intellettuale intelligente e poi c’è anche quello cretino. Il mestiere di
Wilson è l’artista: attore, regista, drammaturgo, scenografo, designer, scultore, pittore, disegnatore, architetto. Se Bob Wilson ha il vezzo di
proclamarsi un non intellettuale, noi abbiamo il vizio di considerarlo intelligente.