Un fotografo di moda che con il glamour non ha niente a che fare: Peter Lindbergh porta la sua visione umanistica e sofisticata all’interno di un mondo che della perfezione effimera faceva da sempre il suo “statement” e lo capovolge: totalmente e dall’interno. «La corsa all’effetto zero-difetti e la ricerca di bambole sempre più giovani e magre non mi hanno mai entusiasmato». Nelle sue foto, in bianco e nero, intimistiche e ricche di citazioni culturali, a parlare sono solamente il viso e i tratti della modella: con l’abito quasi dimenticato, tutta l’attenzione viene rivolta alla personalità di chi lo indossa.
Peter Lindbergh, pseudonimo di Peter Brodbeck, nasce nel 1944 a Leszno in Slesia proprio negli anni in cui la regione polacca veniva forzatamente
annessa alla Germania del Terzo Reich, e cresce a Duisburg nel bacino minerario della Ruhr, le cui montagne di carbone alte decine di metri alternate
alle greggi di pecore bianche restano un punto di riferimento permanente nel suo futuro mestiere. Non a caso è il bianco e nero, più che il colore, lo
strumento attraverso cui crea e si esprime, destando nelle sue immagini una certa nostalgia che ricorda la vulnerabilità dell’essere umano.